
Sabina Guzzanti nelle foto di Laila Pozzo
PISTOIAPunto di partenza: il presente travagliato. Da lì una cascata di parole e ragionamenti a voce alta a cercare di raccontare il disperato tentativo che ne consegue, ovvero "conservare una qualche forma di dignità nel XXI secolo". Mica semplice, ma di certo meno amaro se a suggerire ironicamente opzioni e possibilità c’è Sabina Guzzanti, icona della comicità e della satira italiana, la cui celebrità è legata più di ogni altro all’imitazione di personaggi come Moana Pozzi, Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. "La tv delle ragazze" prima, sul finire degli anni Ottanta, e poi "Avanzi", "Pippo Chennedy Show" e "L’ottavo nano", per dire alcuni dei programmi più noti in cui Guzzanti ha costruito il suo successo, dedicandosi poi anche alla scrittura, alla regia e pure al teatro.
È proprio qui che s’incontra "Liberidì Liberidà", spettacolo da lei scritto e interpretato che arriva anche a Pistoia mercoledì 30 luglio (ore 21.15) alla Fortezza Santa Barbara, ultimo titolo della rassegna "Spazi aperti" di Teatri di Pistoia (biglietti a 18 e 25 euro, on line o alla biglietteria della Fortezza la sera stessa dalle 20.15).
Libertà: quella di stampa, ad esempio, è in costante calo. Cos’è, in un contesto così faticoso, "Liberidì Liberidà"? "Parlare di libertà non serve. La libertà si può esercitare, dove ‘si può’ non significa però che non si paghi un prezzo. Lo abbiamo pagato sempre per proporre qualsiasi tipo di cambiamento. Ecco l’equivoco di questo paese. Nessuno è disposto a fare qualcosa. Si fanno solo le cose che hanno un ritorno immediato, positivo e possibilmente monetizzabile".
Cos’è per lei ridere, cosa far ridere? "Fare uno spettacolo comico è un’esperienza meravigliosa, perché ogni volta ri-ridi insieme al pubblico. Uno spettacolo in cui si ride in continuazione è energizzante, dà grande gioia. È per questo che non mi stanco mai di fare e rifare".
Ha mai avvertito la fatica d’essere donna in quel che faceva? "Come tutte le donne artiste. Ti accorgi presto che il gioco è truccato, che le cose che fai per quanto geniali e di successo non ti porteranno mai alle stesse possibilità che ha un uomo. E ogni volta devi ricominciare da capo. Siamo di fatto ignorate".
Capitolo censura, quella che negli anni le è stata imposta: trofeo o sconfitta? "Sconfitta per chi l’ha praticata. Solo le persone molto deboli e stupide ricorrono alla censura. Il mio trofeo invece, se di trofeo si può parlare, è aver continuato a dire quello che penso senza farmi intimidire. A volte il dubbio ti viene: e se facessi come fanno tutti, non sarebbe meglio? No, sono felice di aver seguito questa strada. L’unica possibile che ti permette di essere sempre creativa e nuova. Se fai quello che ti chiedono gli altri come artista muori".
Le manca la tv? "Personalmente come artista ho solo bisogno di fare le cose. Mi manca se non le faccio, e basta. E poi la tv di oggi è molto opprimente, consente un’espressione limitata. È uno strumento che ti rende famoso e ti fa fare soldi. Ma se la domanda vera è se mi mancano i soldi, allora rispondo sì… ogni tanto". Meloni e Schlein sono due dei soggetti coi quali dialoga in ‘Liberidì Liberidà’, ma non c’è solo politica nello spettacolo… "È una chiacchiera, un discorso unico che spazia da questioni traversali: il femminismo, il ponte sullo Stretto, l’intelligenza artificiale. Ma non c’è solo stretta attualità".
Cosa l’aspetta dopo questa tappa? "Intanto continueremo con ‘Liberidì Liberidà’ anche l’anno prossimo. Siamo in giro dall’estate scorsa e lo spettacolo sta andando bene. È sempre bello avere uno sfogo a teatro".
linda meoni