Cinque milioni di stelle di Natale da buttare

La fioricoltura versiliese rischia il ko se non verrà sbloccata la commercializzazione delle piante che valgono attorno ai 22 milioni di euro

Francesco Tomei con una parte delle sue 60 mila stelle di Natale

Francesco Tomei con una parte delle sue 60 mila stelle di Natale

Versilia, 25 novembre 2020 -  Il disastro è dietro l’angolo: 5 milioni di stelle di Natale prodotte in Versilia rischiano di andare al macero se Governo, Regione e Comuni non riapriranno la vendita e la commercializzazione di piante e fiori. Il capolinea della floricoltura versiliese è Natale: l’invenduto a quella data finirà al macero, come la produzione floricola di marzo e aprile, e si tratta di un valore al produttore di 22 milioni secondo una stima realistica. Luca Maffucci, leader nazionale e europeo per le stelle di Natale rosse, bianche e glitter, ha uno stock di 1 milione di pezzi e non nasconde la drammaticità del momento: "Abbiamo tutti preso finanziamenti per coprire le perdite del primo lockdown, se salta la campagna delle stelle di Natale, saltiamo anche tutti noi". Coldiretti ha lanciato l’appello per salvare la produzione tipicamente natalizia. In Versilia ci sono oltre 200 produttori con oltre 3 mila addetti tra imprenditori, familiari e dipendenti, che si occupano di fiori recisi e piante in vaso. Un quarto di questi è ora impegnato con le stelle di Natale. Rischiano di finire a gambe all’aria, se perderanno anche le stelle. Il direttore di Coldiretti Maurizio Fantini sta cercando di sensibilizzare la politica: "L’intero settore, dopo le batoste del Covid e le limitazioni alle vendite, rischia il collasso. La filiera della commercializzazione è ancora quasi tutta chiusa, e anche se il nostro prodotto è agricolo, con la zona rossa viene consentita solo la vendita dell’agroalimentare". Difficile immaginare la montagna rossa dei 5 milioni di stelle di Natale che potrebbero finire al macero.  

«Di solito – racconta Luca Maffucci – le spedizioni andavano da ora al 22-23 dicembre. Dopo quella data l’invenduto finiva al macero. La vendita è iniziata pianissimo in tante regioni. Il Dpcm consente la vendita di piante e fiori, ma ha lasciato la decisione finale alle Regioni e alle Province e così il Nord Italia è fermo. Se dopo il 3 dicembre aprono le vendite forse ci salviamo, altrimenti... I garden e le grandi rivendite della Lombardia, dove abbiamo la maggior parte degli acquisti, lavorano con clienti di tutti i Comuni circostanti. Ora ci possono andare solo i residenti locali. Voglio essere chiaro: tutti i floricoltori, anch’io, abbiamo preso finanziamenti per sopravvivere al danno enorme della scorsa primavera, quando abbiamo dovuto anche perfino lo smaltimento della produzione invenduta. Le spese per la produzione di adesso sono state fatte 7 mesi fa, le serre vanno riscaldate a 18 gradi, noi abbiamo 65 dipendenti fissi che nei picchi stagionali da ora a primavera diventano 140 con gli stagionali. Se non ci sbloccano, questo settore chiude in tutta Italia". «Se ci sarà un allentamento nella possibilità di movimento dei consumatori e una deroga all’apertura dei punti vendita, la Stella di Natale continuerà a portare nelle case degli italiani colore, festa e magia, in caso contrario sarà un disastro economico – dice il presidente di Coldiretti Andrea Elmi – I 5 milioni di stelle di Natale versiliesi rappresentano un terzo dell’intera produzione nazionale e rischiano di andare al macero se proseguiranno le misure restrittive. Il settore non si può permettere un altro terremoto economico come quello del lockdown. Non sarebbe capace di assorbirlo". Così Coldiretti Lucca sta organizzando iniziative per la promozione delle stelle di Natale, e la riaperura dei canali di vendita nei negozi e nei mercati, previste questo fine settimane. "Pensiamo di andare a regalare le stelle di Natale al personale sanitario degli ospedali – spiega Maurizio Fantini – in modo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’esigenza di fare tutti un Natale normale". Ma, al momento, non c’è una via di salvezza per i circa 50 produttori versiliesi delle stelle di Natale. In realtà tutto il comparto del fiore reciso e della pianta in vaso è a terra. I produttori ripetono lo stesso ritornello: "A primavera la ministra Teresa Bellanova disse che i fiori erano prodotti agricoli deperibili come gli alimentari, e dovevano essere lasciati in vendita. Adesso invece con la zona rossa ci hanno ignorato, i negozi sono chiusi, le spedizioni non si possono fare, e nemmeno ci lasciano andare a vendere nei mercati ambulanti". Tutto il florovivaismo però è prossim o al capolinea. Manca il coraggio di investire sulla produzione che a primavera non si sa se sarà venduta. Ci sono già state perditer milionarie. Ma non sembra che alla politica interessi granché.