DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Sos malattie veneree "Uno è responsabile e vuole fare tutti i test? L’aspetta un calvario"

L’esperienza assurda di una giovane donna: "Ho chiesto verifiche ed esami per stare serena insieme al mio partner. Ma l’argomento è tabù, creano tutti difficoltà e per certe cose bisogna andare a Pisa".

Sos malattie veneree "Uno è responsabile e vuole fare tutti i test? L’aspetta un calvario"

di Daniele Mannocchi

Controlli di routine che diventano un’odissea, tra prenotazioni impossibili e rimpalli da una struttura all’altra. Ma soprattutto, la sensazione che la prevenzione contro le malattie a trasmissione sessuale sia ancora un argomento tabù. E così, finisce che una giovane donna viareggina si è trovata costretta a imbarcarsi in un lungo viaggio alla scoperta di muri di gomma, risposte mancate o parziali e un senso sempre più pronfondo di scoraggiamento, quando invece cercava solo un servizio.

"Qualche mese fa, mi è venuto lo scrupolo di fare un controllo per le malattie sessuali – racconta –, visto che quando dono il sangue viene controllato soltanto l’Hiv. Il primo step è stato confrontarmi con i dubbi del mio medico di base, che in un primo momento mi ha chiesto se avessi problemi o fastidi quando in realtà tutta l’operazione era pensata solo nell’ottica di una maggiore sicurezza, e poi ha avuto delle perplessità anche sulle impegnative".

Alla fine, superato il primo ostacolo, "vado a fare le analisi – continua –, ma fra quelle che mi sono state prescritte, non tutte vengono fatte a Viareggio. Bisogna andare a Pisa, e il paziente deve scorporarsi da solo da un parterre di una quindicina di cose da analizzare quelle da fare in casa e quelle da fare in trasferta. Poi, sempre su mia richiesta, mi era stato prescritto un tampone endocervicale per controllare quello che non si vede dal sangue. Ho chiamato il Cup, ma non mi hanno saputo dire niente riguardo alla ricetta. Ho provato con ’Zero code’, finendo all’ambulatorio analisi, e anche lì non sanno cosa sia. Alla fine, solo grazie a una conoscenza, mi è stato detto di andare a chiedere direttamente in ostetricia, ma senza questa dritta sarei ancora a rimbalzare da uno sportello all’altro. Per l’appuntamento, poi, è un altro flipper, visto che bisogna andare a pagare al Tabarracci e poi recarsi in un’altra struttura".

Per il controllo dell’Hiv, poi, si apre tutta un’altra trafila. "Quando dono il sangue, mi arriva direttamente nel referto delle analisi. Stavolta, mi è stato fatto firmare un foglio di consenso di cui è difficile capire il senso, visto che al momento di fare effettivamente le analisi l’infermiera ha scritto di suo pugno e mi ha fatto firmare di nuovo un’ulteriore dichiarazione di consenso. A me, banalmente, sembra che siano tutte cose che stigmatizzano una eventuale malattia sessuale".

"Nel mio caso, si è trattato di un controllo per puro scrupolo in assenza di sintomi – conclude la giovane –, che posso fare perché mi posso permettere di pagare più di 50 euro di analisi del sangue e altri 38 per il tampone. Non è possibile, però, che uno screening importante come questo debba essere vissuto come una mortificazione. Una ragazzina giovane, che magari vuole solo prendersi responsabilmente cura della propria salute, come avrebbe potuto sentirsi?".