
Sgarbi incensa Tongiani Ma "brucia" il Belvedere "Da morto avrò ragione"
"Lo ribadisco: il progetto di rifacimento del Belvedere Puccini è inutile. Quando sarò morto mi daranno ragione". Il sottosegretario alla cultura, Vittorio Sgarbi, ieri mattina è arrivato a Seravezza per visitare la mostra antologica di Vito Tongiani a Palazzo Mediceo ma non si è risparmiato da spendere ancora parole al veleno per il restyling del luogo di ispirazione del Maestro. "Fortunatamente – ha detto Sgarbi – dopo le mie personali battaglie siamo riusciti ad arrivare ad una sorta di compromesso rispetto agli originali intendimenti. Ma non basta. Sarebbe stato giusto dire ’no’, a costo di perdere i finanziamenti: quel giardino, la semplicità e mondo povero della parte antistante la villa di Puccini bastava sistemarli e cercheremo di impedire che buttino giù tutto e che facciano la solita cosa in cui vedi l’architetto e la nostra epoca, e non quella di Puccini. Terrò alta la guardia e anche la Sovrintendenza dovrà essere sempre attenta affinchè il Belvedere venga tutelato anche perchè i primi atti saranno distruttivi. Demolire e ricostruire: una cosa che mi fa molta malinconia. Sicuramente dopo che sarò morto qualcuno capirà che quel progetto era del tutto inutile e che avevo pienamente ragione. Invece del 192425 sarà uno spazio che rappresenterà la realtà di 100 anni dopo e non avrà nulla a che fare con Puccini". Il sottosegretario ai beni culturali aveva sollevato il caso, e bloccato il nulla osta al progetto che pure era stato rilasciato dalla Soprintendenza, dopo un sopralluogo fatto al Belvedere insieme alla consigliera comunale Barbara Paci.
Sgarbi si è poi concentrato ad esplorare le opere di Tongiani nella mostra che oggi chiuderà i battenti. "E’ stato un esempio unico di pittura civile senza retorica" ha detto. "Tongiani narra come il regista di un film – ha sottolineato Vittorio Sgarbi – perchè vuole parlare col popolo e non rivolgersi ad un’elite culturale. Racconta una storia che da un lato presenta una propria intimità, dall’altro vengono proposte parti di società come il lavoro di donne e uomini, la vita dei grandi e dei disperati, i viaggi di migranti. E’ un pittore che è sempre stato ’sul campo’ pur vivendo isolato dai grandi sistemi artistici. Ed è stato capace di dare il senso di un’epoca, mentre altri hanno dipinto in modo astratto ciò che hanno vissuto. Per questo dobbiamo fare tesoro dei suoi quadri che saranno preziosa testimonianza anche in futuro".
Francesca Navari