
Una virata evidentemente finita male, le vele che si aggrovigliano tra loro e si sgonfiano, i due uomini che precipitano al suolo, schiantandosi in maniera devastante a terra da un’altezza stimata tra i 50 e i 100 metri. Nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione andati avanti per un’ora e mezza non c’è stato nulla da fare per Fabrizio Del Giudice, 54 anni, originario di Torino, e Gabriele Grossi, 35 anni, di Viareggio. Ieri erano tra i protagonisti del Boogie, un modalità di raduno tipica dei paracadutisti che da tutta Italia e anche dall’estero, in oltre 300, sono convenuti al Campovolo, alla Bfu, la Body Fly University. A organizzare l’evento l’Aeroclub di Pisa: proprio Fabrizio si è occupato dei preparativi.
Per l’occasione avevano noleggiato un aereo particolare, un bimotore Skyvan, che trasporta ed è in grado di lanciare 25 persone alla volta contemporaneamente, molto capiente. Fabrizio e Gabriele, per motivi che sarà possibile accertare solo nei prossimi giorni, avevano partecipato al tentativo di formare una stella in aria con gli altri colleghi e battere il record per Reggio: al termine del volo in caduta libera e dopo aver aperto le vele, regolarmente funzionanti, sono entrati accidentalmente in collisione. Le vele sono a quel punto collassate e l’impatto al suolo è stato inevitabile e fatale.
Sul posto è giunta l’automedica e l’ambulanza del 118, l’elisoccorso che poi è andata via senza caricare nessuno purtroppo. C’erano anche i medici messi a disposizione dall’organizzazione e un defibrillatore pronto all’uso. I sanitari si sono prodigati per salvare i due paracadutisti, hanno insistito con i massaggi cardiaci per metà mattinata, ma non c’è stato verso. L’impatto da quell’altezza è stato troppo violento, hanno perso coscienza subito e non si sono più ripresi. Sul posto per ricostruire la dinamica la polizia di stato e il pubblico ministero Piera Cristina Giannusa che aprirà un’inchiesta sull’accaduto. Probabile l’esistenza del video di quanto accaduto nella GoPro dei due paracadutisti.
Entrambi erano esperti: "Fabrizio aveva oltre 10 mila lanci alle spalle, Gabriele circa 4mila – spiega uno degli istruttori della Bfu – ma questi incidenti possono capitare a chiunque. Gabriele faceva parte del nostro staff, sono persone molto prudenti solitamente, non sappiamo davvero cosa sia potuto succedere".
Tra i paracadutisti che hanno partecipato al lancio delle 8.30, quello fatale per i due uomini, c’è sgomento: "L’idea era di provare a formare una stella a tanti elementi – spiegano –. Questo però non c’entra nulla con l’incidente, il tentativo, peraltro non riuscito, è avvenuto a 4mila metri di altezza. Dopodiché c’è stato il momento della ‘separazione’, in cui ognuno apre il paracadute e scende per conto proprio.
L’episodio tragico è accaduto a un centinaio di metri da terra: probabilmente uno dei due ha fatto una virata che fa rapidamente perdere quota e incrementa la velocità. In quei casi il paracadute è aperto bene, ma se una vela entra nell’altra entrambe possono collassare e sgonfiarsi". Nel momento dell’incidente il cielo sopra il Campovolo era piuttosto affollato. C’erano tante vele in aria, erano stati fatti 36 lanci da due aerei: lo spazio di atterraggio era davanti all’hangar. L’intenso traffico potrebbe aver creato le condizioni per l’incidente stesso, ma questo saranno gli inquirenti a stabilirlo.
Giampaolo Annese