REDAZIONE VIAREGGIO

Sconfigge il virus, ma il marito non ce la fa. "Abbiate cura della vita: è preziosa"

La storia di Rossella e il suo messaggio al personale sanitario dell’ospedale. "Avete salvato me e curato il dolore della mia famiglia. Grazie di cuore"

Rossella Baroni

Viareggio, 24 marzo 2021 - Dei giorni in terapia intensiva ricorda un sogno ricorrente, "sono incastrata in una ragnatela e non riesco a liberarmi". Ma non c’è dolore, "non ho sofferto" racconta Rossella. Era addormentata, non sentiva niente e nessuno. Solo quella sensazione, la necessità di trovare una via d’uscita. E alla fine Rossella Baroni ce l’ha fatta; e il 14 gennaio è tornata a casa dopo quasi tre mesi di ricovero in ospedale. Ma è tornata da sola, suo marito non è riuscito a tornare con lei. "Ci hanno ricoverati insieme il 20 ottobre, entrambi positivi al Covid. Quella è stata l’ultima volta che ci siamo visti",  nei corridoi del pronto soccorso del Versilia. "Stai tranquilla". "Anche tu". Ma Sandro è morto in ospedale l’11 novembre, aveva 78 anni.  

«Non uscivamo mai. L’abbiamo fatto una sera, e – ricorda Rossella – abbiamo contratto il virus dopo una cena. Siamo stati male, la febbre, la tosse, la stanchezza... Una mattina poi è stata peggio delle altre. E il medico dell’Usca, che ci aveva visitato a casa, ci aveva avvertito: ’Se sentite una fame d’aria come di pane, allora correte’". E quella era proprio la sensazione di quella mattina peggio delle altre. "Così abbiamo chiamato l’ambulanza. E da lì la mia strada e quella di mio marito di sono separate, dopo una vita insieme". Sandro soffriva di altre patologie "E non l’hanno potuto intubare". Mentre Rossella, dopo la mascherina, il casco, è stata trasferita in condizione gravissime in rianimazione, sedata e intubata. Quando Sandro se n’è andato, Rossella in quel sonno profondo lottava per restare. "Con tutte le mie forze, - dice – per non aggiungere dolore al dolore che sapevo stavano provando le mie figlie".  

Ilaria e Barbara. Loro erano a casa, ad aspettare ogni giorno notizie; che arrivavano puntali, alle 14, dalla voce del dottor Ettor Melai , primario di terapia intensiva. "Ci ha pensato lui a loro. Come un fratello, una persona di famiglia. Rispondeva alle loro domande, le aggiornava sul mio stato. E continuava a dirgli “se... se...“. Intendeva “Se la mamma reagisce allora può farcela“. Io ce l’ho messa tutta. E lui mi ha aiutato a vivere". "Poi una mattina – prosegue Rossella – le chiamò, avvisandole che avevo mosso una mano e che avrebbero provato a svegliarmi". E così è stato, quando Rossella ha aperto gli occhi ha trovato sul letto la foto di Ilaria, Barbara, dei nipoti. E anche quella di Gianni Morandi, che Rossella ascolta da sempre e che da sempre sogna di incontrare. "Mi hanno chiesto se riconoscevo quei volti, ed è stato bellissimo rivederli". Poi è cominciata le lunga riabilitazione, a quel punto il confronto col dolore più grande: la perdita di Sandro. Che adesso, a casa, Ilaria e Barbara cercano di curare con l’amore. «Quando sono stata dimessa il dottor Melai ha voluto incontrare le mie figlie, e la prima cosa che ha domandato loro è stata: ’E voi, come state?“". Una domanda così semplice, eppure così piena di cura, di premura. "Le parole – conclude Rossella – non sono sufficienti per ringraziare questi professionisti sia del reparto di rianimazione che in quello di alta intensità e medicina riabilitativa. Un saluto e un ringraziamento particolare, che mi viene dal cuore, va ancora al dottor Melai e al dottor Daniele Taccola , in prima linea nei reparto Covid. Perché solo chi ha attraversato questa esperienza può davvero capire quanto questi professionisti siano costantemente impegnati per i loro pazienti, oltre al semplice compito professionale. Ciò che ha reso unici per me i medici e gli infermieri è stata la loro profonda umanità, hanno dimostranto una sincera vicinanza e accoglienza in un momento per me di grande dolore. Nonostante l’emergenza e il grande lavoro medico hanno fatto ancora di più, hanno curato la solitudine: sono stati vicini alla mia famiglia, l’hanno consolata e sempre motivata a non perdere mai la speranza nonostante il grave lutto e la situazione critica. Oggi più che mai dobbiamo pensare al grande valore della vita e lottare tutti insieme per tutelarla".  

Martina Del Chicca