
Regina Satariano
Viareggio, 5 luglio 2016 - DELUSA e amareggiata. Dopo quasi 30 anni di battaglie per il riconoscimento dei diritti delle persone transessuali e transgender, è arrivata la beffa per Regina Satariano, che si è vista negare in tribunale a Lucca il cambiamento del nome. Regina rimane donna nella vita e uomo all’anagrafe.
«ANDANDO contro diverse sentenze della Corte di Cassazione – racconta Regina – che si è pronunciata a favore delle richieste di cambiare sesso all’anagrafe anche senza doversi sottoporre all’operazione chirurgica, il magistrato ha deciso di consultarsi con il Presidente del Collegio del tribunale per decidere sulla mia richiesta. Negandomi un diritto acquisito. Ciò mi crea imbarazzo: sono ancora ammanettata al mio nome, che sebbene oggi non mi pesa più come un tempo, è sempre una zavorra che non mi facilita la vita. Forse non è stata compresa la questione fino in fondo, e comunque non mi sottoporrò alla consulenza tecnica d’ufficio. Non spenderò 1.500 euro. Perché sarebbe come mettere in discussione tutto il lavoro svolto fino ad oggi. La giurisprudenza ha fatto passi avanti e messo a disposizione molte sentenze passate in giudicato sulla questione, grazie ai miei sforzi e a quelli di Vladimir (Luxuria, ndr).
E di certo, alla mia età, non intendo andare sotto i ferri. E’ una cosa veramente difficile da capire, perché nella stanza accanto, in contemporanea, un altro giudice in una situazione analoga ha autorizzato il cambiamento anagrafico da effettuarsi immediatamente e dato l’autorizzazione per sottoporsi all’intervento di riattribuzione di genere. La mamma del ragazzo, oggi ragazza, mi è venuta incontro per abbracciarmi e dirmi grazie». Regina, leader storica del Movimento Trans e famosa in Versilia anche per aver gestito per anni il Priscilla Cafè sulla Marina di Torre del Lago, è presidente del Consultorio Transgenere, vicepresidente dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere e collabora con il Ministero delle pari opportunità. “Oggi si può cambiare nome all’anagrafe - conclude Regina - dopo aver effettuato il periodo di transizione seguiti dal Consultorio Transgenere e con l’ausilio di perizie di psicologi e psichiatri. E’ un paradosso che io non possa usufruire della legge che io stessa ho contribuito a creare e fare approvare. E della quale sono stata portavoce per anni. Questo diniego ha per me un valore diverso. La mia è una battaglia per i giovani, spero che il giudice ritorni sui suoi passi».