
L’hanno definita umana miopia quella del marchese Bottini direttore dell’Azienda per il Turismo. Perché il nobile fu irremovibile nel dire no, in un piovoso fine inverno del 1950, al Festival della Canzone Italiana che era nato a Viareggio e nel 1948 e 1949 aveva fatto registrare un gran successo. “Che importanza ha questo Festival? Chi sono questi pazzi che cantano? Non bastano le canzoni del Carnevale? La Capannina del Marco Polo se vuole potrà ospitare una bella mostra di cani o l’annuale festa dei turisti svizzeri”.
In queste poche parole del marchese Bottini ci sono due clamorose verità: l’ennesima occasione, forse la più grande, persa da Viareggio e la straordinaria fortuna di Sanremo che ieri sera ha archiviato l’edizione da record della rassegna canora. Alberto Sargentini, il presidente del Comitato festeggiamenti che organizzava Carnevale e non solo, cercò in tutti i modi di mantenere a Viareggio il Festival. Ma senza quelle 50mila lire di finanziamento pubblico era impossibile per Sergio Bernardini ed Aldo Valleroni sobbarcarsi i costi della loro creatura. Nel pieno della polemica cittadina per la rinuncia scellerata, arriva a Viareggio Pier Busseti, factotum del Casinò di Sanremo. Era alla continua ricerca di idee per vivacizzare la vita rivierasca soprattutto in bassa stagione. Fece passare l’estate, lanciò l’idea di portare il Festival in Liguria e nessuno si oppose in modo concreto.
Il gioco era fatto anche perché Busseti aveva avuto il placet della Rai per portare avanti il progetto. Rai che per la verità aveva sostenuto anche le due edizioni viareggine. L’idea di Festival di Bernardini e Valleroni era quella di una ribalta di brani inediti tipo hit balneari. C’erano problemi logistici da superare. Come i continui sbalzi di tensione elettrica e non si poteva rischiare. Così Sargentini coinvolse il comandante di Camp Derby a Tirrenia, generale Frank Walters, e gli americani fornirono i necessari accumulatori. La sera del 25 agosto 1948 il Festival della Canzone Italiana ebbe la sua ribalta in una Capannina del Marco Polo strapiena. Alla sua realizzazione parteciparono anche Ruggero Righini, Aldo Angelici, Silvio Da Rovere e Giancarlo Fusco. L’orchestra era diretta dal maestro Francesco Ferrari, presentava Amerigo Gomez. Dieci i motivi in gara e vinse ‘Serenata al primo amore’ motivo di Piero Moschini. Tra gli interpreti Brenda Gjoi, Narciso Parigi e Silvano Lalli. La Capannina di Viareggio era diventata il centro motore della musica italiana perché l’idea del Festival in diretta alla radio nazionale aveva fatto centro. Grandissimo quindi fu l’interesse per la seconda edizione nel 1949.
Giuria e pubblico furono concordi nell’assegnare la vittoria a “Il topo di campagna”, un samba scritto da Aldo Valleroni e interpretato da Gastone Parigi. Sembrava l’inizio di un cammino luminoso ma era in agguato l’inverno del 1950 con un Carnevale che non andò bene e nonostante la difesa appassionata di Sargentini l’Azienda Autonoma non arretrò. L’avventura era finita come il sogno di fare di Viareggio quello che oggi e Sanremo. Una città che vive grazie al suo Festival che scattò il 29 gennaio 1951. E grazie, purtroppo, alle scelte sbagliate di chi non vide al di là del proprio naso.
Enrico Salvadori