"Oggi la pace non è un bene così scontato"

Paolo

Giulietti*

Il conflitto ha fatto quasi 250.000 vittime, un numero ancora maggiore di feriti e ha causato la migrazione di circa 12 milioni di Ucraini, sfollati interni, deportati in Russia o accolti nei paesi dell’Ue. La guerra ha coinvolto anche il nostro Paese, non solo nell’accoglienza, ma anche con decisioni – le sanzioni alla Russia e l’invio di armamenti all’Ucraina aggredita – che hanno comportato e comportano pesanti conseguenze per le imprese e le famiglie. Quello del 2022 sarà quindi un Natale di guerra, per i soldati al fronte, per le popolazioni ucraina e russa, e per quanti sono più colpiti dalla crisi economica in Europa. Poca festa, molta incertezza e paura per il futuro. Nei Natali di guerra accadono però anche cose sorprendenti: come non ricordare la spontanea "Tregua di Natale" nel 1914 tra soldati britannici e tedeschi nelle trincee delle Fiandre? O la celebre "favola di Natale" messa in scena trent’anni dopo da Giovannino Guareschi tra i prigionieri italiani nel lager di Stalang? Sono tanti i gesti anonimi di pietà, solidarietà e fratellanza che da sempre in questo giorno trovano spazio tra gli orrori delle guerre. A Natale – come leggiamo nel Vangelo di Giovanni – la luce splende nelle tenebre. È una piccola luce, quella del Bambino di Betlemme, nella immensa notte del male, ma le tenebre non l’hanno vinta. Penso e mi auguro che anche in questo Natale di guerra la luce del Verbo incarnato splenderà in tanti pensieri e gesti di bene, nelle trincee di Ucraina, nella città devastate, nei condomìni e nelle strade dove vivono i poveri… Non mancheranno nemmeno nel 2022 i sentimenti di pietà per le sofferenze altrui – anche quelle del "nemico" – e il desiderio di un mondo rinnovato. E sarà di tutto questo che ci dovremo ricordare, quando – speriamo presto! – il conflitto lascerà il posto alle ragioni del dialogo e della riconciliazione. Dovremo ricordarci che, proprio grazie a quel Bambino, manifestazione dell’amore di Dio per tutti gli uomini, siamo stati capaci non solo di azioni meschine e innominabili, ma anche di una pietà e una bontà sorprendenti. E su di esse costruire il futuro del mondo.

*Arcivescovo di Lucca