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Nicolas fu il primo nato un anno dopo il dramma "So come la mamma scappò con mio fratello"

Il padre Michele: "Ero al laboratorio, vidi le auto trascinate via e l’onda che spezzò l’albergo in due"

"Per noi cardosini ogni anno si ripete quello strappo al cuore: non potrò dimenticare il rumore del fiume in piena". Michele Fini oggi ha 56 anni e ricorda in modo vivido quel giorno di fughe e di paura, quando fu spazzato via Cardoso. Il paese dove è tornato a vivere con la moglie, il primogenito e il figlio Nicolas che fu il primo nato in Alta Versilia dopo la tragedia. Venne alla luce il 30 maggio del 1997 e fu concepito durante i tanti traslochi in attesa della ricostruzione delle abitazioni. "A casa sento parlare spesso di quanto accadde quel 19 giugno – racconta Nicolas studente di economia aziendale – e soprattutto della fuga di mia mamma con mio fratello che allora aveva due anni, arroccata insieme ai miei nonni all’ultimo piano dell’abitazione per salvarsi dalla forza trasciante dell’acqua". Quelle che papà Michele ricorda come "scene da film". "Ero impegnato nel laboratorio di lavorazione di pietra del Cardoso sulla via per Pontestazzemese – racconta Michele che allora era consigliere comunale – e con me c’erano Giuseppe Guidi e Pietro Paolo Macchiarini che perse la moglie e la figlia. A un certo punto abbiamo visto il fiume ingrossarsi ma non sembrava niente di pericoloso: alle 13,30 la situazione è precipitata, le auto dei nostri compaesani venivano trascinate via come briciole. Ci chiudemmo negli uffici per chiamare le nostre mogli. Poi da una finestra abbiamo visto collassare i pali della luce e siamo fuggiti in municipio. Lì ho visto un’ondata spezzare in due l’hotel Milani. Sempre con Guidi e Macchiarini ho camminato 4 ore per raggiungere Cardoso mentre passavano gli elicotteri dei soccorsi e c’erano detriti ovunque. Al buio i paesani hanno improvvisato una funicolare con le corde per sfollare la gente. Ricordo di aver dormito sul pavimento di casa di una signora che ci ha accolto. Ho rivisto tutti i miei familiari solo il giorno dopo al centro di raccolta allo stadio Buon Riposo". Da lì i tanti traslochi in attesa della ricostruzione. "Avevo pensato di andarmene – confida – ma le mie radici sono qui e anche mia moglie Lorella Deri ancora oggi gestisce il negozio di alimentari che fu devastato dal fango".

Francesca Navari