MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Dal mare un grido d’allarme. Quattro tartarughe morte nel giro di solo tre 3 giorni

I volontari del Wwf hanno consegnato gli esemplari al centro zooprofilattico "La presenza di una femmina in età riproduttiva rende tutto ancora più triste".

I volontari del centro recupero tartarughe marine Wwf di Ronchi, con sede a. Massa

I volontari del centro recupero tartarughe marine Wwf di Ronchi, con sede a. Massa

Quello che arriva dal mare è un grido d’allarme: nel giro di tre giorni, i volontari del Centro recupero tartarughe marine WWF di Ronchi, con sede a Marina di Massa, sono intervenuti sulla costa versiliese per il recupero di quattro esemplari di tartaruga marina, purtroppo rinvenuti privi di vita sulla battigia. Il primo intervento è avvenuto a Marina di Pietrasanta, in località Fiumetto, nei pressi del Bagno Dalia. Il giorno successivo, un altro esemplare è stato recuperato a Forte dei Marmi, in zona pontile, al Bagno Concetta. Infine, il terzo giorno, sono arrivate due segnalazioni da Viareggio, lungo la Passeggiata, a poche centinaia di metri l’una dall’altra: uno al Bagno Artiglio e l’altro al Bagno Imperia.

Questi sono i primi ritrovamenti del 2025, "e – spiegano i volontari – interrompono bruscamente un periodo di cinque mesi senza segnalazioni". In soli tre giorni, si sono trovati a compiere uno degli interventi più tristi: rimuovere dal mare i suoi abitanti. "Si trattava di tre splendidi esemplari adulti, con carapace lungo 70–60 centimetri e largo fra i 60–50; uno di questi era una femmina in età riproduttiva, probabilmente pronta a deporre le uova sulle nostre spiagge. Il quarto esemplare era invece un giovane di circa 35 centimetri". Sotto il coordinamento della Capitaneria di Porto di Viareggio, i volontari del Wwf hanno effettuato il recupero degli animali, documentandoli con foto, misurazioni e pesatura. Gli esemplari sono poi stati consegnati al Centro Zooprofilattico Sperimentale di Pisa per le analisi scientifiche: esami fondamentali per lo studio delle patologie, e l’approfondimento delle dinamiche della vita marina.

Per comprendere le cause di questa triste scia di ritrovamenti sulla nostra costa "dovremo aspettare le necroscopie. Quello che possiamo dirvi – proseguono, per rispondere a chi cerca una spiegazione – è che la causa di morte della quasi totalità delle tartarughe che recuperiamo è l’annegamento, per catture accidentali". Quelle tartarughe sempre più spesso trovate prive di vita sui nostri arenili sono vittime delle reti da pesca. Da cui non riescono a liberarsi. E pure avendo una capacità di stare sott’acqua senza respirare di circa due ore, muoiono soffocate. Vuol dire che quelle reti sono state la loro ultima prigione.

In attesa del responso degli esami, "rimane la profonda amarezza per la perdita di animali longevi, di circa 40–50 anni, che – spiegano i volontari – dopo aver percorso migliaia di chilometri nel Mar Mediterraneo, sono stati ritrovati morti quasi contemporaneamente, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro". E la presenza di una femmina pronta alla nidificazione rende questa perdita ancora più grave: "Avrebbe potuto dare nuova vita lungo le nostre coste. Continueremo il nostro lavoro con determinazione, nella speranza che l’informazione, la ricerca scientifica e la sensibilizzazione possano invertire questa tendenza. Proteggere le tartarughe marine – concludono i volontari del Centro recupero tartarughe marine – significa proteggere il nostro mare".

Martina Del Chicca