Morte di Sofia al bagno Texas: "Per liberarla lacerazioni alla testa"

Nell’ultima udienza l’ex bagnino ha raccontato di aver evidenziato i pericoli ai proprietari tanto da licenziarsi

Morte di Sofia al bagno Texas: "Per liberarla lacerazioni alla testa"

Morte di Sofia al bagno Texas: "Per liberarla lacerazioni alla testa"

MARINA DI PIETRASANTA

"L’iter processuale sarà lungo ma fin d’ora appare chiaro come il mancato rispetto delle norme di sicurezza vigenti siano la causa prima delle numerose disgrazie simili a quella che ha portato alla morte della nostra Sofia, disgrazie non fatali, che non devono più accadere". Parole di Edoardo Bernkopf, padre della piccola Sofia morta nel luglio del 2019 allo stabilimento balneare Texas di Marina di Pietrasanta, affogata nella piscina. Anche in questa ultima udienza è stato confermato che Sofia è deceduta per annegamento causato dall’intrappolamento dei capelli nella bocchetta dell’ idromassaggio in un impianto non a norma. La prossima udienza il 15 aprile con l’esame degli imputati.

Nell’ambito dell’udienza è stato completato l’esame dei testimoni del Pubblico Ministero, e sono stati sentiti i consulenti tecnici delle parti civili. Nello specifico è stato sentito Davide, ex bagnino del Texas dal 2011 al 2017 quando, dopo aver evidenziato le molteplici irregolarità dello stabilimento, e aver rifiutato di assumere il ruolo di responsabile della piscina e degli impianti tecnologici, decise di interrompere il rapporto lavorativo. In particolare il Lari ha riferito la disattenzione della proprietà, specificatamente per la sicurezza delle piscine: nonostante l’obbligo di legge, non veniva imposto ai clienti l’uso della cuffia.

Sono poi stati esaminati i consulenti delle parti civili. In primis, il professor Giuseppe Sartori, professore ordinario dell’università di Padova di psicologia forense che ha relazionato sul danno subito dai familiari della piccola Sofia, con particolare riferimento al fratello gemello Tommaso che all’epoca aveva 12 anni. È stato poi sentito Marco Di Paolo, professore di medicina legale all’universita di Pisa che aveva assistito all’autopsia e l’ingegner Michele Massaro che in qualità di ctp della famiglia Bernkopf, aveva assistito agli accertamenti tecnici irripetibili eseguiti all’epoca dal consulente della Procura. Lo stesso ha evidenziato le irregolarità dell’impianto della vasca idromassaggio, e in particolare della bocchetta di aspirazione assolutamente fuori norma. Ha confermato come l’intrappolamento di capelli alla bocchetta era inevitabile con quella forza di aspirazione: addirittura si attorcigliavano senza consentirne il rilascio, solo lo strappo di un’area di cuoio capelluto ha consentito al soccorritore di togliere Sofia dall’acqua. L’impianto non era infatti dotato di certificato di conformità.

Fra.Na.