Mario
Pellegrini
Un concittadino è un bellissimo racconto di Mario Tobino incluso nel volume “Zita dei fiori”, edito da Mondadori nel 1986 nella collana “Scrittori italiani e stranieri”. Non più pubblicato se non nella raccolta i “Meridiani”, oggi è un libro praticamente introvabile. Questo “concittadino” non è altro che Lorenzo Viani, il grande pittore viareggino che ebbe una vita intima molto travagliata, perché uomo della darsena e di spirito anarcoide, dovette iscriversi al fascismo per diventare qualcuno. Ebbene, dalla penna del medico-scrittore esce uno spaccato di lui che solo la sua penna istintiva e allo stesso tempo accattivante, ne esce fuori un protagonista degno delle sue contraddizioni. Ma al di là di queste considerazioni sulla straordinarietà del racconto, ciò che più colpiscono sono le parole finali, dove Mario Tobino descrive il funerale di Lorenzo Viani, dove più che il fatto in sé è il suo stato d’animo di fronte a qualcosa che per lui è inconcepibile. Ma lasciamo alle sue parole che rispecchiano uno stato d’animo sbigottito: "Ma dietro, dietro il convoglio, il trasporto funebre di Lorenzo Viani chi c’era? I neri, quelli che picchiavano, ogni tanto bastonavano i sovversivi, un drappello di dieci-quindici persone, notissime a Viareggio, col fez, il pennacchio, gli stivaloni neri. Di sicuro erano stati comandati a quel servizio e camminavano con irosa malavoglia dietro il carro funebre, avevano nel volto e nei passi l’eccitazione e il disordine di chi è avvinazzato... Stetti un poco li imbambolato e mi allontanai chiedendomi perché, perché la sorte aveva voluto così, perché il grande pittore di Viareggio non era accompagnato dalle sue bandiere, dai suoi amici, dalla sua gente". Un racconto, quindi, dove più che il funerale in quanto tale, a Mario Tobino interessa descrivere, come si è detto, più il proprio stato d’animo di fronte all’ultimo viaggio di un personaggio che in morte doveva apparire ciò che nel suo intimo in vita non era stato. Insomma un ennesimo capolavoro.