SERGIO IACOPETTI
Cronaca

L’opinione di Gadi Polacco: "Sbagliato parlare di genocidio"

Sulla situazione nella striscia di Gaza interviene l’esponente delle comunità ebraiche locali

Sulla situazione nella striscia di Gaza interviene l’esponente delle comunità ebraiche locali

Sulla situazione nella striscia di Gaza interviene l’esponente delle comunità ebraiche locali

L’impennata di episodi antisemiti e il fronte di guerra. Ne parliamo con Gadi Polacco (nella foto), punto di riferimento per la comunità ebraica locale.

Che fase storica è questa per la comunità ebraica in Italia? "Non semplice perché alle prese con il perverso, strumentale, effetto del pregiudizio veicolato tramite una narrazione unilaterale e acritica nei confronti di chi ha innescato il 7 Ottobre 2023. Un classico che non tramonta mai, alla pari dell’antisemitismo del quale è un’espressione. Nel 1982, quando ero da poco responsabile delle attività religiose della comunità ebraica pisana, ricevetti una lettera anonima nella quale venivo accusato di essere il mandante dell’assassinio di Bashir Gemayel, leader politico libanese. Era un periodo nel quale da più parti, per criticare Israele, si cercava con ogni mezzo di coinvolgere e assurdamente i fedeli ebrei".

Cosa pensa dell’aggressione al turista ebreo-francese in un’area di servizio di Lainate? "Penso sia il risultato di questa irresponsabile campagna d’odio in corso e la considero solo la punta dell’iceberg. L’antisemitismo, non solo ‘politico’, ma anche quello radicato in millenni di istigazione all’odio contro gli ebrei, è vivo e vegeto come un virus che non ha mai smesso di circolare ed è, purtroppo, ben radicato nella società italiana".

Si sono registrati in zona episodi antisemiti? "Temo che non vi sia zona in cui non si siano registrati episodi simili, anche prima della strage compiuta dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023. Secondo l’Osservatorio Antisemitismo questi episodi sono quasi raddoppiati, facendo un confronto tra il 2023 e il 2024".

Su ciò che avviene a Gaza personaggi come Anna Foa e David Grossman, sono stati molto critici sulla politica del governo Netanyahu. "L’ebraismo al pari della società israeliana, peraltro multireligiosa, è per sua natura aperto al dialogo e al confronto anche schietto. Per questo non m’impressionano, quali che siano, le opinioni di ‘illustri’ ebrei o israeliani. Sono in corso, si rileva, 56 guerre nel mondo ed usare il termine ‘genocidio’, lo dico da ebreo non ‘illustre’, è sbagliato ed ingiusto nei confronti di chi tentativi di genocidio li ha subìti. Credo anche che le affermazioni di Grossman siano state manipolate per fargli affermare ciò che in realtà non ha detto".

Qual è la sua idea sull’operato del governo israeliano? È favorevole all’ipotesi ‘due popoli per due stati’? "Premesso che nell’ebraismo vige naturalmente una pluralità d’opinioni, come peraltro nella società israeliana, credo che la domanda andrebbe rivolta a chi in Israele vive, lavora, vota, paga le tasse ed è parte dell’esercito. Ciò premesso, non ho preclusioni a una soluzione già deliberata dall’Onu nel 1948, ma che gli arabi la rifiutarono. Ergo ne sono pragmaticamente molto scettico, perché per riconoscere uno stato occorre che vi siano delle caratteristiche di base e i palestinesi sono, da decenni, divisi in due blocchi, Hamas e Anp, in lotta tra di loro. Circa la politica del governo israeliano, non posso che rispettare la volontà espressa dall’elettorato, e rispetterò anche quella che emergerà quando sarà il momento di giudicare l’operato del governo Netanyahu. È bene non dimenticare mai cosa diceva Golda Meir: ‘Israele è l’unico Paese al mondo che non può permettersi di perdere una guerra, in quanto sarebbe l’ultima’".

Sergio Iacopetti