
Le tesi delle imprese "Il contratto è vecchio Così non possiamo aumentare gli stipendi"
Contratti vecchi, obsoleti, che "non consentono alle aziende di alzare le retribuzioni dei dipendenti" (parole precise, non è uno scherzo). E poi il reddito di cittadinanza. Un mix letale che, nel mondo che cambia, ha portato alla fuga di massa dal lavoro nel settore turistico. Questa è la ricostruzione delle associazioni di categoria per l’emorragia di lavoratori degli ultimi anni.
"Il problema è serio – commenta il presidente di Confesercenti Versilia, Francesco Giannerini – e non ha una soluzione immediata. La mancanza di personale non va ricercata nelle polemiche sulla busta paga o sulla retribuzione: è il reddito di cittadinanza che ha fermato il settore turistico, incentivando il lavoro in nero visto che chi ha l’Rdc non ha interesse a essere assunto. In questo modo, le imprese che assumono regolarmente i dipendenti non riescono a trovarli. È un problema generale e trasversale su cui si può provare a lavorare in vista del 2024. Ci sono aziende che devono rinunciare a posti letto, prenotazioni al ristorante e così via perché manca personale: è uno spreco intollerabile. E la colpa è di un reddito di cittadinanza che ha creato un cortocircuito: è meglio riceverlo che andare a lavorare. Sul tema degli stipendi bassi – conclude Giannerini – forse servirebbe rivedere i contratti nazionali. È vero che in questi anni è rincarato tutto, e non sempre si riesce a star dietro alle spese".
Un mito crollato negli anni è quello del bagnino: negli anni Novanta la tv passava "Baywatch"; oggi non si trovano figure disposte a vestire la canottiera rossa. "C’è scarsità – conferma il presidente dei balneari di Lido Marco Daddio –; è un problema annoso, la formazione va avanti ma non tutti poi entrano nel mondo del lavoro: c’è chi va nelle piscine, chi lo fa solo per i crediti scolastici e così via". Secondo Daddio, i motivi sono diversi: "Una volta si finiva la scuola e le famiglie ti indirizzavano al lavoro stagionale – continua –; oggi, invece, tra le scuole che finiscono tardi e lo studio estivo per recuperare le materie, c’è meno disponibilità. Molte figure, poi, si sono rivolte al mondo della nautica e a quello dell’edilizia. È un discorso di prospettive: a fare la stagione si guadagna meglio, ma nel sistema in cui viviamo si perdono alcune garanzie. Se vai in banca a chiedere un prestito, con una busta paga te lo danno, con un contratto stagionale è difficile. E nella vita di tutti arriva il momento in cui vuoi comprare casa, o magari hai bisogno di qualche decina di migliaia di euro per rifare il tetto: per molte persone è meglio guadagnare meno, ma avere queste garanzie in più. Alzare gli stipendi degli stagionali? Il problema è il costo del lavoro che è troppo alto. Già allo stato attuale, per un dipendente che prende 1.300 euro l’azienda ne paga altri 900. Tutti facciamo uno sforzo per mantenere i lavoratori bravi, ma in quete condizioni è difficile".
Sulla questione del lavoro stagionale interviene anche Riccardo Montanini, ristoratore ed ex presidente del consiglio comunale: "Per arrivare in fondo all’anno, gli stagionali chiedono l’indennità di disoccupazione, che in teoria dovrebbe essere condizionata alla ricerca di un nuovo lavoro. Ma la maggior parte dei richiedenti hanno comunque già l’ingaggio per l’anno successivo".
Daniele Mannocchi