REDAZIONE VIAREGGIO

Le stragi rimaste impunite: "A caccia dei nazisti". Storie di orrori e processi

Il procuratore militare De Paolis ha raccolto in un libro quasi 20 anni di indagini. La presentazione con la direttrice di QN Agnese Pini e il governatore Giani.

Le stragi rimaste impunite: "A caccia dei nazisti". Storie di orrori e processi

La Toscana, che lungo la Linea Gotica passava il fronte, è stata uno degli epicentri delle stragi nazi-fasciste. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, il Padule di Fucecchio, Vinca, San Terenzo Monti, piccolo paese sopra Carrara dove è stata assassinata anche parte della famiglia della direttrice del Qn Agnese Pini, come lei stessa racconta nel libro “Un autunno d’agosto” (Chiarelettere). E con la direttrice Pini, insieme al governatore della Regione Eugenio Giani, il procuratore militare Marco De Paolis, autore del libro a “Caccia ai nazisti”, appena uscito per Rizzoli con prefazione di Liliana Segre, e presentato nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, ha ripercorso la storia atraverso la sua esperienza diretta.

Tra il 2002 e il 2018 il procuratore militare De Paolis ha svolto indagini e interrogatori, visto luoghi, raccolto testimonianze, istruito processi che hanno portato ad oltre 500 procedimenti giudiziari contro i criminali di guerra nazisti e fascisti per gli eccidi di civili e militari - circa 90.000 le uccisioni - compiuti durante la Seconda guerra mondiale. "Parlare di questo libro e di quanto ha fatto Marco De Paolis in questi anni – dice la direttrice Pini – è un’occasione unica, importantissima, perché si tratta di un testo che pone l’accento sulla ricerca della giustizia in un ambito, quello dei crimini di guerra perpetrati tra il 1943 e il 1945, poco conosciuto e poco dibattuto. Grazie a De Paolis si è squarciato un velo di luce sull’insabbiamento delle responsabilità di chi ha ucciso decine di migliaia di innocenti in tutto il paese. Ne sappiamo ancora poco, ma con questo libro si restituisce dignità e verità a tutte quelle vittime dimenticate".

Nella sua lunga azione Marco De Paolis ha incontrato dozzine di volte i famigliari delle vittime. Prima con timore, lo Stato li aveva traditi per oltre mezzo secolo, poi perché, grazie a loro e a quanto stava finalmente accadendo, ha scoperto un’umanità che lo porta ancora oggi a frequentare quei luoghi e quelle persone che nella loro esistenza hanno convissuto con un dolore inenarrabile. "Grazie a questi rapporti – spiega il procuratore – ho trovato anche io la forza di affrontare il dolore. E nel mio ruolo di rappresentante di un’istituzione ho fatto capire loro che anche lo Stato può essere al loro fianco. Restituire dignità alle vittime grazie alla ricerca di una giustizia processuale, senza confonderla con il risentimento o la vendetta, è stato un mio dovere morale". Confrontando quanto accaduto dopo l’8 settembre 1943 con le tragedie che in questi giorni riempiono le cronache delle pagine degli esteri, De Paolis ha detto: "Se c’è una cosa che ho imparato in oltre 20 anni di analisi delle stragi nazifasciste è che la singola persona può sempre scegliere se diventare un criminale o meno".