SERENA PUOSI
Cronaca

Le meraviglie dell’Antro del Corchia

L'Antro del Corchia, la più grande grotta ipogea d'Italia, offre uno spettacolo naturale unico con stalattiti e stalagmiti modellate in milioni di anni. La visita richiede una camminata di due ore su 1700 gradini ma ne vale la pena per ammirare la bellezza delicata e fragile delle formazioni rocciose.

Le meraviglie dell’Antro del Corchia

L’antro del Corchia rappresenta il più grande ambiente ipogeo conosciuto d’Italia e uno dei più grandi di tutta Europa

Ammetto di essere stata un po’ titubante all’ingresso dell’Antro del Corchia: l’idea di infilarmi due ore nelle viscere della terra e percorrere 1700 gradini non è esattamente la mia idea di felicità. Invece mi sono dovuta ricredere: se prima pensando alle grotte mi figuravo qualcosa di simile a un girone dantesco, adesso posso dire con certezza che vale la pena sopportare i 7 gradi costanti dell’interno e l’elevata umidità.

Ne vale la pena anche perché l’Antro del Corchia, scoperto nel 1840, ad oggi rappresenta il più grande ambiente ipogeo conosciuto d’Italia e uno dei più grandi di tutta Europa. Si tratta di un complesso carsico in cui gli speleologi continuano a scoprire gallerie e saloni, di cui finora ne sono stati esplorati e mappati circa 70 km. Il Monte Corchia si trova nel settore meridionale delle Alpi Apuane, nel territorio del Comune di Stazzema: per accedere alla grotta turistica bisogna raggiungere il paese di Levigliani, una splendida terrazza affacciata sulle Alpi Apuane con una vista che spazia fino al mare.

Il primo ingresso fu scoperto nel 1840 dal naturalista Emilio Simi ma affinché il percorso fosse accessibile al pubblico si è dovuto aspettare il 2001. Ad oggi gli ingressi conosciuti sono venti e parte del percorso che ospita la galleria turistica è stato aperto da speleologi britannici, che per primi hanno esplorato la grotta negli anni Sessanta del Novecento.

Il percorso turistico che porta i visitatori a camminare su una passerella di acciaio attraverso la "montagna vuota" prevede un percorso di circa 2 km. Per percorrerli occorre un trekking accompagnato della durata di circa un paio d’ore e, pur essendo leggero, non è adatto a tutti.

Dopo il tunnel artificiale di 170 metri scavato per accedere alla grotta e protetto da tre porte che mantengono una temperatura interna costante, il percorso conduce alla Galleria Franosa, un impressionante canyon alto decine di metri, per poi lasciare il posto alla Galleria degli Inglesi, dove si ammirano le prime concrezioni giganti e un lago sotterraneo fossile. Nei mesi piovosi è possibile ammirare anche delle cascate che precipitano dagli alti camini, incidendo la parete con ampie scanalature.

La magia, però, non è che all’inizio: la visita, nel suo percorso ad anello, prosegue con immense sale fitte di stalattiti e stalagmiti modellate in milioni di anni dall’acqua e dalla roccia. La velocità di creazione? Un millimetro ogni centinaio di anni: conoscere questa lentezza contribuisce ad aumentare il senso di meraviglia per lo spettacolo naturale che si para davanti ai propri occhi. È anche una bellezza delicata da preservare: basta sfiorare una concrezione per contaminarne la natura e decretarne la morte, ecco perché è severamente vietato toccare stalattiti e stalagmiti e quindi intaccare il labile equilibrio della montagna.