Sostenere che l’avvocato Emilio Berti – scomparso nell’aprile di 11 anni fa – abbia contribuito a scrivere un pezzo importante della storia di Viareggio negli ultimi 25 anni di fine millennio, non è affatto un’esagerazione, ma la sacrosanta verità. E’ stato, ci sia consentito un paragone che non sembri irriverente, una trinità laica, avvocato del Comune (e quindi dei cittadini), politico (fervente socialista nei momenti dell’onda lunga craxiana in Italia e barsacchiana in città), amico e consigliere di chi poteva fare del bene (e lo ha fatto) a Viareggio e ai viareggini. Un uomo di potere, non c’è dubbio. Ma quel potere non l’ha esercitato con atteggiamenti draconiani, il guanto era sempre di velluto. Un personaggio di spicco, depositario anche di piccoli e grandi segreti della vita politica e pubblica: chi gli affidava, sapeva che poteva contare sulla sua discrezione. Anche se dava l’impressione di essere diretto, quando doveva prendere delle decisioni, dietro le sue parole e le sue azioni c’era sempre una logica, un ragionamento, un guardare alle ‘cose’ con un taglio sempre molto attento al particolare. “Perché – diceva – nei particolari, spesso di nascondono delle grandi verità”.
E negli anni in cui è stato l’avvocato del Comune, certamente ha avuto il suo daffare per tenere la barra dritta all’interno del Palazzo. Ma anche fuori. Non sempre ci è riuscito perché altri non ascoltavano, smaniavano, sgomitavano: della serie, non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Fu, purtroppo per lui, costretto a pagarne le conseguenze, Ovviamente nella storia professionale, politica e umana c’è molto altro, a cominciare dall’essere stato l’uomo di fiducia della famiglia Barsanti, un ‘ceppo’ di grande spessore nella storia cittadina. Basti pensare che fu proprio l’avvocato Emilio Berti a curare per l’ingegnere Benvenuto Barsanti (che aveva fatto fortuna in Venezuela) la donazione della Villa Borbone al Comune. Ma non solo quella: curò anche il progetto di Renato Barsanti, fratello di Benvenuto, quando sostenne la Misericordia nella realizzazione del centro dialisi in via Cavallotti. “E’ nel mio carattere – raccontava -: se c’è da fare qualcosa per i viareggini, per farli stare meglio, non mi tiro certo indietro”. Detto e fatto. Non una volta. Ma in più occasioni e in più direzioni. Sempre con quel sorriso che era il biglietto da visita ideale per approcciarsi e presentarsi in maniera semplice e non pomposa di fronte all’interlocutore di turno.