L’anniversario Trent’anni senza Uberto Bonetti Il pittore poliedrico

Il padre di Burlamacco scomparve esattamente il 10 aprile del 1993. Dagli anni di formazione all’Accademia di Belle Arti allievo di Viani. L’impegno nell’aerofuturismo e quello nel cinema sui set della Pisorno.

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L’anniversario Trent’anni senza Uberto Bonetti Il pittore poliedrico

di Enrico Salvadori

Trent’anni senza Uberto Bonetti. Il 10 aprile del 1993 il papà di Burlamacco passò a miglior vita. Lasciandoci però un’eredità importante fatta di opere e di testimonianza di una lavoro che forse non è stato abbastanza celebrato. Come è riduttivo definirlo solo l’ideatore della maschera simbolo del nostro Carnevale. Uberto Bonetti è stato un grande artista (pittore, disegnatore, grafico, designer) che studiò all’Accademia delle Belle Arti di Lucca ed ebbe come maestro Lorenzo Viani (del quale fu sempre amico nonostante la differenza di età) il quale gli fece ottenere un sussidio economico grazie alla segnalazione fatta al potestà Leonzi. Uberto era figlio di un dipendente della Dogana e il più grande di 7 figli. Nel 1928 partecipa al concorso per il manifesto ufficiale del Carnevale ma la spunta Lucio Venna. Molto importanti per la sua crescita le amicizie con tanti personaggi del mondo della cultura come Luigi Pirandello, Tommaso Marinetti, Fortunato Depero, Primo Conti e molti altri che saranno ritratti da Bonetti con caricature e vignette. La poliedricità ad altissimi livelli di Bonetti è data dal fatto che lavora con successo anche per la moda di cui comincia ad occuparsi nel 1928 oltre a cominciare a studiare le maschere. È il percorso che lo porterà a realizzare nel 1930 il Burlamacco. Un personaggio che rappresenta una sorta di ‘riassunto’ di tutte le figure più famose della storia del Carnevale: da Pierrot a Balanzone. E nel 1931 Bonetti sarà autore del manifesto ufficiale.

Ma facciamo un passo indietro. Dal 1928 Bonetti sperimenta l’ebbrezza del volo decollando da Torre del Lago con un S16 pilotato dal tenente Filippi. L’esperienza aviatoria lo avvicina alle ricerche avanguardiste e per questo aderisce alla seconda ondata del futurismo: l’aerofuturismo. Da qui la conoscenza con Italo Balbo, Costanzo e Galeazzo Ciano, Curzio Malaparte per il quale eseguirà i disegni architettonici della villa di Capri. A Forte dei Marmi conosce anche gli esponenti della famiglia Agnelli. Che Bonetti fosse un artista a tutto tondo lo dimostra il fatto che nel 1932 inizia a lavorare negli stabilimenti cinematografici Pisorno di Tirrenia. Nel 1934 compie il primo viaggio in Trentino Alto Adige per iniziare il famoso ciclo delle aeroviste d’Italia per trarre spunti grafici e pittorici dal territorio in tante regioni italiane. Espone in mostre futuriste e diviene il mise-en-scene del Carnevale di Viareggio. Qualcosa però è cambiato in lui e nelle sue convinzioni.

La II Guerra mondiale imperversa seminando lutti e distruzioni. Bonetti si unisce ai partigiani e viene catturato. Durante un bombardamento degli alleati il suo studio è distrutto e con esso gran parte dell’opera grafica e pittorica. Quel poco che si salva durante un trasloco viene danneggiato da un violentissimo temporale. Nel Dopoguerra Bonetti pur con molti problemi psico-fisici lavora per il Carnevale, per il Premio letterario Viareggio dove conosce Moravia, Montale, Zavattini e Pasolini e anche per il cinema dove tiene a battesimo Sophia Loren. Dal matrimonio con Paolina Polini nascono le figlie Maria Elena e Adriana. Le mostre sono rare ma cresce la sua attività di allestitore e grafico. La Warner lo vorrebbe negli Usa per i cartoni della serie Looney Tunes (Bugs Bunny e Daffy Duck) ma lui declina l’invito. Continuerà a lavorare nel cinema fino agli anni Sessanta prima di tornare al suo primo amore, quello della tecnica dell’acquarello e riprendere le mostre. Il ritorno alle origini fa nascere un suo nuovo interesse verso il Carnevale e la rivisitazione delle maschere è sublimata da una splendida mostra a palazzo Paolina nel 1992. È il canto del cigno ma la sua opera resterà immortale.