
L’allarme dei ferrovieri "Manca la sicurezza Non ha insegnato nulla quell’enorme tragedia"
Convergenze possibili, per portare avanti battaglie comuni, come la ricerca di una giustizia ancora sospesa, come il tema della sicurezza sul luogo di lavoro. E se le istituzioni e la politica hanno abbandonato, salvo rari casi, il cammino verso la verità dell’associazione Il mondo che vorrei, è dal basso che nascono nuove alleanze, nuove istanze attorno a cui fare fronte compatto.
Non è un caso che da uno dei luoghi simboli della strage, la stazione di Viareggio, sono proprio le parole dei ferrovieri a introdurre il corteo che ricorda le 32 vittime della strage del 29 giugno 2009. "In questi 14 anni abbiamo imparato tanto - dichiara Dante De Angelis, macchinista in pensione, licenziato due volte dalle Ferrovie dello Stato e poi riassunto - ma c’è qualcuno dall’altra parte che non ha imparato abbastanza perché non ha messo in atto tutto ciò che tecnicamente, economicamente e umanamente è necessario per far viaggiare i treni e le persone in sicurezza". Inevitabili i riferimenti alla questione giudiziaria. "La cancellazione dell’aggravante per la violazione delle norme sulla sicurezza nel lavoro ha fatto un danno enorme alla civiltà giuridica di questo paese - è il pensiero di De Angelis - le conseguenze gravi di queste decisioni stanno già segnando i processi su altri disastri ferroviari, come ad esempio quello di Corato di Puglia".
Il problema della giustizia si intreccia con il tema della sicurezza sul lavoro. Nell’ultimo anno e mezzo il coordinamento macchinisti cargo ha autoproclamato nove scioperi per rivendicare migliori condizioni di lavoro e la sicurezza del trasporto ferroviario. Il decimo è in programma nelle prossime settimane. Rivendicazioni che spesso però non trovano il sostegno dei sindacati. "I nostri stati di agitazione vertono attorno a temi socialmente utili - spiega Andrea, macchinista e portavoce del coordinamento - I problemi delle nostre ferrovie sono all’ordine del giorno e le responsabilità non possono essere scaricate sui macchinisti e i ferrovieri".
A queste parole fa eco la testimonianza di Rossana, capostazione alla stazione di Viareggio fino al 2019. "Se oggi la stazione di Viareggio è presidiata da un capostazione per 24 ore, è merito di una vertenza sindacale dei ferrovieri che si sono opposti alla decisione dei vertici che volevano eliminare il controllo notturno, rendendo la stazione telecomandabile da Pisa".
Il corteo si muove attorno alle 21. Dietro i familiari delle vittime, sfilano tutte le associazioni che hanno aderito alla manifestazione: i familiari delle vittime del Moby Prince, il Comitato per una sanità pubblica, il comitato per il no al rigassificatore di Piombino, l’Anpi. Poi è il turno delle istituzioni, con il comune di Viareggio rappresentato da tutta la giunta e dal vice sindaco Alberigi. Percorso inverso rispetto agli altri anni. Si scende da via Mazzini verso il mare. Ed è proprio la via più multietnica di Viareggio a raccogliere il testimone ideale di via Ponchielli dove, 14 anni fa, conviveva fianco a fianco una comunità popolare ed eterogenea.
Il corteo s’ingrossa mano a mano che si mescola alla città. In Passeggiata tanti turisti si fermano in rispettoso silenzio di fronte a quella marcia. Poi l’imbocco della via Garibaldi con la solita, particolarmente sentita, sosta davanti alla sede della Croce Verde. In raccoglimento anche per ricordare il Presidente per eccellenza, Milziade Caprili, che tanto fece per l’associazione duramente colpita e i familiari delle vittime. Sono ormai migliaia in fila. Piano piano si sale il cavalcavia e si ridiscende nei luoghi dell’inferno, in quella via Ponchielli che resterà per sempre l’emblema di una città ferita, dove ad attendere la moltitudine c’era Luca Bassanese con una sua struggente canzone.
Michele Nardini