
L’Aids spiegato ai giovani "Mai abbassare la guardia"
Sul palco saliranno operatori e infettivologi, ma il microfono girerà soprattutto tra i veri protagonisti: i 400 studenti del “Don Lazzeri-Stagi“ chiamati a raccontare le proprie esperienze di vita, a far capire cos’è per loro l’Aids e cosa conoscono di una malattia tutt’altro che debellata. Succederà il 27 aprile, quando al teatro comunale dalle 9 alle 12 si svolgerà l’iniziativa “Esiste ancora l’Hiv?” a cura del comitato Anlaids Versilia, promotore dal 2005 di flash mob, test salivari e progetti che puntano a sensibilizzare sull’importanza della prevenzione e della conoscenza. Condotto dalla presidente del comitato Anlaids Maria Cristina Tognetti (nella foto), l’incontro vedrà partecipare Novella Cesta del reparto infettivologia di Massa, un’infermiera, un 50enne sieropositivo di Lucca con la sua testimonianza e gli assessori Tatiana Gliori (sociale) e Andrea Cosci (volontariato).
Gli studenti invitati sono quelli che vanno dalla classe seconda alla quinta. "Si è abbassata l’età dei primi rapporti sessuali – spiega Tognetti – e bisogna sempre più parlare con loro di prevenzione e profilattici. Vogliamo che siano loro i protagonisti dell’incontro, che ci dicano cosa sanno dell’Hiv e come si comportano. Non sarà la solita conferenza. L’intenzione è accendere il faro su una realtà che non si è mai spenta nonostante tanti pensino il contrario". Tognetti ricorda che le infezioni ci sono sempre e che l’Hiv non ha mai rallentato o diminuito. La tendenza nazionale è di oltre 4mila nuovi contagi l’anno, cifra tornata al pre-Covid visto che tra il 2020 e il 2021 molte persone hanno ridotto le occasioni di incontro. In base ai dati forniti dal reparto infettivologia di Massa, a cui si appoggia l’Anlaids Versilia (oltre a Pisa e Lucca), allo stato attuale i sieropositivi sono circa 350, con una media di 35-45 anni. "Ci sono diversi casi – conclude – in cui riceviamo persone con l’Aids già conclamato, quindi in condizioni critiche. Parlo di 50enni, come accaduto di recente, che muoiono per averlo contratto, si presume, 10 anni fa senza aver mai fato il test, che avrebbe salvato la vita a loro e agli altri. Se non si prendono gli antivirali la patologia si sviluppa, invece seguendo la terapia si abbassa la carica virale e si resta positivi, anche tutta la vita, ma senza infettare gli altri e mettendo al mondo figli sani. La casistica? In particolare gli addii al celibato: futuri sposi che si intrattengono con massaggiatrici o trans si rivolgono a noi per la paura di averlo contratto. Poi si sposano nonostante il verdetto arrivi dopo 30-40 giorni".
Daniele Masseglia