La scoperta dei Paladini versiliesi: "Il porto di Massa non s’aveva a fare"

L’associazione porta alla luce un antico documento del 1700 redatto dal Conte Lizzoli .

La scoperta dei Paladini versiliesi: "Il porto di Massa non s’aveva a fare"

La scoperta dei Paladini versiliesi: "Il porto di Massa non s’aveva a fare"

Un manoscritto a china del Conte Ludovico Lizzoli del 1800 che parla del piano del territorio apuano è all’Archivio di Stato diretto da Francesca Nepori. La possibilità che sotto l’attuale porto di Massa ce ne sia un altro è in uno studio trascritto dalla consigliera dei Paladini apuoversiliesi delegata alla cultura, Marzia Bonfanti. "La Soprintendenza nella procedura di valutazione ambientale del nuovo piano regolatore portuale – spiega la presidente dei Paladini Orietta Colacicco –, ha considerato inadeguata la valutazione del rischio archeologico inserita nel piano dall’Autorità portuale ritenendo che le opere in progetto possano intercettare stratigrafie archeologiche pertinenti a depositi sommersi, chiede uno studio archeologico con rilievo strumentale dei fondali e sovrapposizione su planimetria delle aree di intervento a quelle d’indagine".

Uno studio con 15 carte che parte dal 1700 "quando il Duca di Modena Francesco III d’Este voleva uno sbocco al mare. Ma in molti fecero sapere al Duca l’impossibilità di eseguirlo – prosegue leggendo il documento –. Ma fosse venalità di chi lo consigliava, fosse vendetta di chi l’odiava, chiuse le orecchie alla voce della verità". In linea il parere, del matematico Ruggero Giuseppe Boscovik riportato nei documenti: "Il Duca di Modena e il suo Ministero sono stati ingannati. La costruzione di un porto in tutto quel tratto di littorale è impossibile". Così il bacino si a riempì di sabbia, "le fabbriche furono vendute e demolite, solo pochi avanzi rimasero – sottolinea la Colacicco –. Ma sorge spontanea la domanda: se sotto l’attuale ci fosse un altro porto? Da chiedersi se la Sorpintendenza pensi al porto di Luni o si riferisca agli avanzi del porto del 1750, fabbriche intere demolite i cui resti erano ancora evidenti nel 1802. A dispetto di tutto questo ancora oggi si parla di ampliamento del porto malgrado questo sia la causa primaria del fenomeno erosivo e si sappia che il prolungamento del molo di sopraflutto porterebbe un incremento dell’erosione su 3,5 km come dallo studio del Politecnico di Milano. Sparirà tutta la Partaccia e oltre".

"Una situazione di pericolo per le nostre coste – dice il sindaco Francesco Persiani –. Apprezzo il lavoro dei Paladini per aver coinvolto anche le amministrazioni". Prosegue il vicesindaco di Forte dei Marmi, Andrea Mazzoni: "La politica deve guardare al futuro, il ripascimento delle coste non significa distogliere l’attenzione dal problema che è il porto. Siamo molto preoccupati dall’ipotesi dell’ampliamento".

Patrik Pucciarelli