REDAZIONE VIAREGGIO

La Libecciata nel cuore: "Riportiamola a casa"

Il rammarico della presidente Marcucci: "Ho cercato invano un accordo". Le figlie di Maria Grazia Billi si uniscono all’appello rivolto a chi detiene i diritti.

La Libecciata ai tempi d’oro quando era un’attrazione ai corsi di Carnevale

La Libecciata ai tempi d’oro quando era un’attrazione ai corsi di Carnevale

Era il 1954, quando, per la prima volta, come trasportata da un soffio di note e da una folata di musica e vento caldo, come il libeccio da cui ha preso il nome, La Libecciata, la prima banda folkloristica della città, sfilò sul lungomare viareggino. Con un occhio al blu di quelle onde, riflesso nei costumi pensati e realizzati da Uberto Bonetti, e uno, a ritmo di melodie, tipiche del baccano darsenotto, e degli stravaganti musicisti che le componevano, diretto al bastone di quella ragazza bionda, Maria Grazia Billi, spesso paragonata alle gemelle Kessler o alla Anita Ekberg felliniana, e che loro, non aveva niente da invidiare. E che, da quel momento, fino al 1965, quando, incinta, prese parte alla sua ultima sfilata nel centro di Monaco, ha capitanato e fatto da mascotte alla banda e alle majorette che accendevano le fantasie e la creatività, dei maestri artigiani così come della cittadinanza intera. Scrivendo, di quella città, una parte importante e integrante, della sua storia, e divenendone la messaggera, in Europa e nel mondo, di quella stessa storia. Una storia ricostruita, narrata, in quadri, immagini, testimonianze cartacee e nei costumi che, dagli hangar in cui la magia prende forma, arrivano nelle stanze del Museo della Cittadella, all’archivio, alle sale e all’oblo, dove, proprio ieri, sullo sfondo di una sorridente Maria Grazia Billi, e in presenza delle figlie, tra quadri di artisti che il Carnevale lo hanno vissuto in prima persona, e altri che hanno proposto la loro interpretazione e visione della manifestazione viareggina, sono stati esposti i costumi della banda e delle majorette della Libecciata. In un omaggio, che porta con sé, tra folklore e cartapesta, la magia e l’incanto del Carnevale stesso, e un tocco, però, malinconico, nello sguardo di chi, come la presidente della Fondazione Carnevale, Marialina Marcucci in questi anni ha tentato invano, come invece è stato per i diritti di Burlamacco e Ondina di Uberto Bonetti concessi dalla famiglia, di ottenere la concessione degli stessi da parte di Patrizia Lippi, ex presidente del Carneval Darsena e depositaria del nome della banda. "È l’unico rammarico, perché in questi anni ho provato ad ottenerlo, come Burlamacco e Ondina divenuti proprietà della Fondazione, ma non sono riuscita a trovare un accordo per recuperare la Libecciata - ha detto Marcucci - Questo è anche un appello, per riportarla a casa". E per portare a nuova vita, tra le strade, e le stanze della Fondazione che promuove e sostiene la realizzazione del Carnevale, la sfilata e la banda che, del Carnevale, ne ha raccontato la vita.

Gaia Parrini