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La grande epopea del calzaturiero

Quando il territorio del comune di Massarosa era uno dei distretti calzaturieri più importanti d’Italia, con oltre 4.000 posti di...

La grande epopea del calzaturiero

Quando il territorio del comune di Massarosa era uno dei distretti calzaturieri più importanti d’Italia, con oltre 4.000 posti di lavoro garantiti e un’attenzione alle esigenze dei dipendenti e delle loro famiglie di stampo olivettiano nei due principali poli produttivi del capoluogo e di Bozzano, il cavalier Pietro Lunardini – scomparso nel 2010 – era il ritratto della soddisfazione. Perché lui in quel piccolo miracolo, il Calzaturificio Massarosa, ci aveva sempre creduto, fin da quando ereditando il mestiere prima dal nonno e poi dal padre in un piccolo negozietto di ciabattino, aveva in mente di allargare il suo raggio. “Nella mia vita ho sempre rischiato” disse al nipote Filippo, quando con la carta di identità che segnava più di 80 anni, venne trovato su una pianta di pero, a staccare i frutti, quando avrebbe potuto comodamente affidare il compito a un suo collaboratore.

Un uomo che si era fatto dal nulla, con alle spalle la dolorosa esperienza della ritirata di Russia. Negli occhi aveva sempre quelle centomila gavette di ghiaccio. E di dolore. Ma lui ce l’aveva fatta a tornare. Così, con la tenacia e il coraggio che aveva dimostrato nella steppa, quando la locomotiva Italia cominciò a marciare a pieno ritmo, con un pil costantemente in doppia cifra, Pietro Lunardini fece la sua parte con il Calzaturificio Massarosa, un mattone alla volta, sempre più all’avanguardia. Nel momento di maggior splendore oltre seicento dipendenti, oltre all’indotto che coinvolgeva un po’ tutte le famiglie di Massarosa, alcune delle quali la sera si ritrovavano a veglia a cucire le tomaie. Pietro Lunardini è stato davvero un notabile di Massarosa e di tutta la Versilia: il marchio della sua azienda era presente in tutti gli eventi più importanti, soprattutto in quelli sportivi. Amato e rispettato dai concittadini, quasi venerato – nei giorni felici – dai dipendenti, ai quali concesse anche un giorno di ferie pagate quando diventò nonno per la prima volta. Poi, sul mercato internazionale della calzatura – quelle di Massarosa erano destinate soprattutto negli Stati Uniti - irruppero le ‘tigri asiatiche’ che a prezzi concorrenziali, per il basso costo della manodopera, cominciarono a farsi largo. Cominciò così il lento ma inesorabile declino, nonostante qualche colpo di coda produttivo. Fu un fuoco di paglia. Ma il ricordo dell’epopea del Cavaliere del lavoro, Pietro Lunardini, continua ad essere un punto fermo nella storia della gente di casa nostra.