REDAZIONE VIAREGGIO

Imprenditore viareggino vince causa con la Rocca La banca gli liquida 300mila euro per danni

Violata la buona fede precontrattuale, l’operazione immobiliare risale al 2007

Il Monte dei Paschi è stato condannato a risarcire per quasi 300 mila euro (294mila per l’esattezza) un imprenditore viareggino, Luigi Socci che, difeso dall’avvocato Fabrizio Bartolini, ha vinto una causa civile appena passata in giudicato. La banca ha già pertanto liquidato la somma imposta dal giudice.

La storia inizia nel 2007 quando l’imprenditore viareggino ha in animo di fare un’operazione immobiliare creando un complesso di case tra le province di Pisa e Livorno a Palaia dove aveva individuato un terreno edificabile. Per questo si rivolse alla filiale livornese del Monte dei Paschi chiedendo che l’istituto finanziasse l’operazione per circa 1,8 milioni di euro. In banca riceve tutte le assicurazioni del caso dopo che i responsabili della filiale avevano ricevuto le necessarie garanzie sull’imprenditore e dopo che avevano fatto Fare una stima dell’operazione a un loro perito di fiducia. A quel punto viene dato il via libera. Luigi Socci costituisce una società ad hoc, la Marradi2007 con sede a Livorno. La banca apre per questa società un conto corrente immettendo 100 mila euro con fido sulla casa del Socci. L’operazione però si arena nel 2012 quando il Monte comunica all’imprenditore di non essere più interessati e che quindi non avrebbero finanziato oltre l’operazione. E non è tutto perché due anni dopo, nel maggio del 2014 gli comunicano di volere il rientro del fido di 100 mila euro. Cosa che ha portato l’imprenditore alla disperazione: quesi soldi erano già stati spesi e non sapeva cosa fare.

Per questo si è rivolto all’avvocato Fabrizio Bartolini per fare causa alla banca. Una causa civile molto delicata con un’accusa nei confronti dell’istituto bancario difficile da dimostrare e con pochissimi precedenti nella giurisprudenza. L’accusa ipotizzata era la violazione della buona fede precontrattuale. C’era da dimostrare in aula, insomma, che la banca aveva indotto l’imprenditore a fare degli investimenti che poi non era più in grado di mantenere.

Il processo si è svolto nella sezione civile del Tribunale di Siena e nel dicembre dello scorso anno il giudice Marianna Serrao ha recepito positivamente le ragioni dell’imprenditore comprendendo che la richiesta di documenti, l’apertura di un fido e l’impiego di un perito dimostravano, anche senza documenti specifici, l’intenzione della banca a finanziare l’intera operazione. Per questo ha condannato l’istituto bancario a un risarcimento di 300 mila euro.

Paolo Di Grazia