REDAZIONE VIAREGGIO

"Il mio percorso era dietro ai locali del Viale Europa"

Manfredi ripercorre la storia dei progetti. Tornano a galla i problemi delle lame d’acqua, e le macerie dei bombardamenti stese sullo sterrato nel dopoguerra

Non appena qualcuno propone di fare qualcosa nel Parco si levano proteste, scoppiano polemiche, nascono comitati. Ma se nessuno fa nulla, e lascia andare in malora il patrimonio naturale, allora si fa silenzio. Così dal 2000 è di nuovo ferma la discussione sul tratto finale dell’asse di penetrazione del porto. La Pineta viene ancora chiamata così, ma sono rimasti solo pini domestici qua e là, e il resto è macchia igrofila (come all’inizio del Quaternario, si presume, e come la sta rifacendo il Parco con la sostituzione dei pini marittimi uccisi dal Matsucoccus). La Macchia Lucchese è quasi impraticabile, tra abbattimenti naturali, impaludamenti, sparizione di sentieri, ma anche bivacchi malavita. Tutto taceva. Invece è bastato che l’assessore Feberico Pierucci dicesse la parola magica, "Ciclopista Tirrenica", e Sim Sala Bim è ripartita la rumba.

A tal proposito interviene di nuovo l’ex assessore Fabrizio Manfredi, per puntualizzare la sua posizione di oggi, e di ieri quando era nella giunta di Marco Marcucci. Ripercorrere la storia aiuta sempre, soprattutto gli smemorati, e i giovanissimi che non c’erano. "Oggi sono contrario all’attraversamento della Lecciona – spiega Manfredi – ma quando ero assessore parlavamo di tutt’altra ciclopista. Con la giunta Marcucci avevamo pianificato una ciclopista sul retro dei locali del viale Europa, fino al tratto sterrato del Parco che sarebbe rimasto come è oggi. Poi la ciclopista dietro ai locali non fu fatta perché realizzare la massicciata costava troppo, e non avevamo i finanziamenti".

Manfredi fa venire a mente la polemica dell’epoca: dietro ai locali del Vialone si affacciano le famose lame d’acqua del Parco, la base della zona umida che consente la vita di tanti anfibi, e anche di piante come la Periploca graeca, che sopravvive solo qua e in Puglia. La ciclopista non andò avanti anche perché la massicciata avrebbe ridotto, o fatto sparire, le lame d’acqua. Ma andiamo avanti con l’ex assessore: "Quando ero presidente del Parco avrei voluto risistemare il sentiero tra le sbarre: eliminare le pietre sporgenti, e renderlo più facilmente transitabile dalle biciclette. Ma all’epoca ero stato mandato al Parco per rimettere a posto i conti, e non c’erano soldi per i lavori".

E mentre si litiga al grido di "chi non fa non falla", una domanda: i ragazzini che vanno alla spiaggia libera, o fanno jogging o mountain biking sul sentiero sterrato, si chiedono perché dalla sabbia spesso affiorano pezzi di mattoni e cemento? Ebbene, per chi ha dimenticato, il vialetto fu stabilizzato stendendo una massicciata di macerie dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. A Berlino ci fecero il Teufel Berg, montagnola artificiale dove d’inverno sciano. Tra Viareggio e Torre del Lago i detriti furono rimpiattati sotto la sabbia delle dune fossili. Quante ne hanno viste, quei calcinacci

b.n.