Tommaso
Strambi
Cose che capitano ci mancherebbe. Soprattutto in tempi di risorse scarse come quelli che viviamo. Non c’è dubbio. Tutto normale, dunque? Non direi. Anche perché stiamo parlando di un’opera attesa da decenni. Ma per un verso o per un altro è sempre rimasta sulla carta. In fondo che cos’è un giorno o un anno rispetto all’eternità? Uno spazio sulla tastiera di un pc o di uno smartphone. Ma non perdiamoci. Perché nel terzo millennio forse occorre avere un approccio diverso. E magari sulla lavagna dei costi e dei benefici dovremmo inserire la voce dell’impatto economico in termini di occasioni mancate. Come ci racconta la storia del congresso promosso dalla Caen. Un’azienda viareggina che è stata costretta ad ‘emigrare’ per l’assise in cui avrà ospiti di caratura mondiale proprio per l’assenza di un centro congressi. E un territorio diventa competitivo, in un mercato globale, anche per le infrastrutture che offre. La presenza di un aeroporto internazionale (il ’Galilei’) a pochi chilometri, la presenza di strutture alberghiere di alto livello rendono Viareggio e la Versilia un territorio vocato alla convegnistica. La vicinanza a Pisa con la sua Università, le sue Scuole d’eccellenza (Normale e Sant’Anna) e i suoi centri di ricerca internazionali potrebbe aiutare a creare link fondamentali. La scuola pisana di Neurologia o quella di Chirurgia sono in grado di promuovere congressi con oltre 10mila partecipanti, ma sono costrette ad andare all’estero. Di soluzioni nel corso degli anni ne sono state prospettate tante, ma considerarla una "non priorità" appare quanto meno miope. Viareggio è ripartita, ma adesso occorre osare. Anche per dare finalmente gambe alla destagionalizzazione (che tra l’altro darebbe l’opportunità di offrire contratti attrattivi per quelle figure dell’accoglienza che oggi molti imprenditori non trovano proprio per l’assenza di una stagione lunga). Una dose di sano pragmatismo può aiutare a cogliere i segnali di ripresa. E, forse, a ridurre quello iato sempre più profondo tra cittadini e classe politica. O sbaglio?