Il direttore artistico Pizzi: "Puccini è pura emozione. Anche ora che ho 93 anni"

Il cartellone degli spettacoli è curato con ogni dettaglio intorno ai luoghi amati dal Maestro "Prima avevo altre preferenze musicali, poi mi sono avvicinato e sono stato folgorato" .

Il direttore artistico Pizzi: "Puccini è pura emozione. Anche ora che ho 93 anni"

Il direttore artistico Pizzi: "Puccini è pura emozione. Anche ora che ho 93 anni"

dall’inviato

Ha gli occhi che ancora si emozionano e la voce che leggermente, ma solo leggermente s’incrina. Perché parlando di Puccini, anche se si ha 93 anni, ci si può emozionare. Come Pier Luigi Pizzi al quale è stata affidata la direzione artistica del Festival Pucciniano.

Maestro, un po’ di emozione c’è?

"È vero ed è la capacità che abbiamo ancora di emozionarci che ci spinge ad andare avanti. È l‘emozione che ti trasmette un grande compositore come Puccini".

Quando ha conosciuto Puccini?

"Non da subito. Prima avevo altre preferenze musicali, poi mi sono avvicinato a lui e sono stato folgorato. Mi sono avvicinato a questo compositore con grande devozione".

Come è avvenuto quell’incontro?

"Capita nel nostro mestiere, sa, ti propongono un’opera. Te all’inizio sei un po’ scettico, poi alla fine ti ci immergi completamente quasi senza rendertene conto".

Quale opera era?

"Turandot, ma poi la mia preferita in assoluto è la Boheme".

Come è arrivato al Festival Pucciniano?

"Io sono nato prima di questo Festival, lo conoscevo, naturalente, ma non ero mai venuto qui prima di due anni fa. Mi sono avvicinato timidamente e sono rimasto affascinato da questi luoghi che hanno ispirato Puccini. E da allora mi è stato prospettato di partecipare a questo progetto".

Si sente nel ruolo di direttore artistico?

"Per la verità non sono un direttore artistico, anche se l’ho fatto per 6 anni a Macerata. Cercherò di portare qui l’esperienza che ho maturato là".

E che impronta darà al Festival?

"Quella di rispettare il più possibile l’originarietà del libretto e della composizione. Quella sarà la novità assoluta, lo faccio per l’autore. In fondo se una cosa andava bene a lui, perché non dovrebbe andare bene a me?. Ma lo faccio anche per il pubblico. Il pubblico di Torre del Lago, sa, è molto composito. Ci sono i melomani ai quali non si insegna nulla, ma ci sono anche neofiti della musica lirica. E credo che possano capire meglio Puccini se rispettiamo il più possibile la sua autenticità"

C’è un filo conduttore?

"Quello di rispettare l’ordine cronologico di uscita delle sue opere. Il dispositivo scenico sarà unico per tutte le rappresentazioni. Il che non significa, sia chiaro, che lo spettatore assisterà allo stesso spettacolo".

Ha un obiettivo?

"Sì quello che il Festival possa piacere. Ma soprattutto quello di avvicinare i giovani a Puccini. Puccini non ha bisogno di popolarità perché è il più rappresentato in assoluto, ma credo che la sua musica, la sua arte, possano parlare ai giovani".

Che effetto le fa lavorare nei luoghi così amati da Puccini?

"Capisci perché li amava. A Torre del Lago aveva tutto, le folaghe, i fagiani, i colombacci e gli altri uccelli da cacciare. E poi i tramonti, il libeccio e il maestrale".

Aveva anche le zanzare...

"Mi avevano avvertito... (ride)... ma io non ne ho trovata neppure una...".