I rischi delle ciclopiste. Come cambia la Versilia. Tra gli utenti irrispettosi e gli incroci con le auto

Peculiarità della costa: velocipedi in strada invece che nella corsia dedicata. Attraversamenti davanti ai parcheggi dei bagni. Il nodo dei turisti.

I rischi delle ciclopiste. Come cambia la Versilia. Tra gli utenti irrispettosi e gli incroci con le auto
I rischi delle ciclopiste. Come cambia la Versilia. Tra gli utenti irrispettosi e gli incroci con le auto

Che bello andare in bicicletta. Fa bene alla salute e all’ambiente. Non inquina l’aria e non disturba le orecchie. Ma come ogni rosa ha le sue spine. Spine sono i comportamenti di tanti ciclisti, o i problemi delle ciclopiste, o le dimensioni ristrette delle strade. La bici è glamour, c’è chi ci vorrebbe tutti su due ruote senza motore. Capire quanto l’economia delle località versiliesi dipenda da chi viaggia pedalando, e da chi lo fa premendo l’acceleratore, è un’altra cosa.

In generale, gli spostamenti turistici in bici crescono come da Torre del Lago ci si sposta a nord, fino a Forte dei Marmi, regina dei villeggianti a due ruote. Che non arrivano da casa con la bici: la usano per spostarsi nel paese dei balocchi, e dei veri ricchi, che fanno vacanze molto lunghe. Al contrario, il peso dei pendolari nell’economia turistica cresce man mano che si ridiscende verso sud: e i pendolari, che fanno 100 o 200 km andata e ritorno in un giorno, non viaggiano in bicicletta. Ma i viareggini, e i versiliesi in generale, da decenni non decidono se vogliono affidarsi ai villeggianti di lunga durata o ai pendolari. E così questi due tipi di turismo devono convivere nelle strade strette, nei parcheggi scarsi, nelle ciclopiste frammiste alla viabilità motorizzata. E nelle polemiche ripetute ogni anno.

Un problema nasce dal fatto che la Versilia e l’Italia non sono l’Olanda, pioniera delle ciclopiste. In Olanda i ciclisti stanno solo sulla ciclopista, qua viaggiano dove preferiscono: anche nelle strade costeggiate dalle ciclabili. Lo si vede chiaramente sul Vialone. Al pari della ciclopista che da Lido di Camaiore (foto in alto) va al Forte, la Marina di Levante ha il tracciato ciclabile proprio davanti alle uscite degli stabilimenti balenari. Per entrare e uscire dai parcheggi dei bagni, le auto devono attraversare le ciclopiste a raso delle siepi, con visibilità scarsissima. Finora lo stellone della Versilia ha scongiurato incidenti. Ma con le bici elettriche che rasentano i 30 km orari, e tanti sportivi che sulle ciclopiste con gli incroci fanno gli sprint, il pericolo è in agguato. Mancano comunque cartelli di divieto di transito delle bici sulle carreggiate servite da ciclopiste.

Poi c’è la questione della manutenzione delle pavimentazioni e della segnaletica orizzontale. Ma non è diversa dalla manutenzione delle strade. Un gatto che si morde la coda all’infinito. Infinito che riguarda anche le polemiche sulla Ciclovia Tirrenica, ma soprattutto la sua realizzazione. Cortei, accuse, contro accuse, liti tra enti: e tutto è fermo. La Regione l’ha finanziata da Forte dei Marmi a Viareggio, Comune capofila. Ma per quanto riguarda il tratto dalla sbarra del Parco a Vecchiano, tutto tace. Non c’è accordo sul progetto definitivo. E pensare che i parchi che favoriscono l’attraversamento in bici sono tantissimi, costieri e montani. In montagna spopolano le mountain bike a pedalata assistitita che anche ai vecchietti consentono di salire e scendere sui sentieri. E una pista in terra battuta non ha mai fatto male a nessuno. Ma questa è un’opinione che tanti vorrebbero vietare.

La convivenza richiederebbe il rispetto delle regole. Senza ciclisti che vanno controsenso, contromano, non si fermano agli stop, e viaggiano di notte senza fanale acceso. Senza automobilisti che corrono senza rispettare i limiti di velocità. Senza scooteristi che sciamano ondeggiando tra i veicoli in corsa o in sosta ai semafori. Ma le bici regalano anche emozioni: vuoi mettere, quando una ti passa di schianto all’incrocio?

b.n.