
I politici, questi sconosciuti. Ricci: "Difficile fare satira. Mancano i volti davvero noti"
In una bella giornata dal sapore primaverile, prima del triplice scoppio del cannone che ha dato il via alla sfilata del Martedì Grasso, sul palco di piazza Mazzini sono stati consegnati i premi intitolati a Gianfranco Funari, "Il giornalaio dell’anno 2024". In questa terza edizione, per la regia di Libero produzioni con Marco Falorni e Andrea Frassoni (produttore e autore degli ultimi programmi di Funari), sono stati premiati Valerio Lundini, Barbaro D’Urso (intervenuti con un videomessaggio di ringraziamento) e soprattutto Antonio Ricci, maestro della televisione italiana e già Burlamacco d’Oro nel 2003.
Ricci, che rapporto aveva con Funari?
"Ci siamo conosciuti dal Derby di Milano. Ero giovane, avevo solo 23 anni e Funari mi ha aiutato molto. La prima volta che ci siamo visti, si è presentato dicendomi: Ao, a te quanto te danno? Io prendevo 5mila lire a sera, lui 15mila. Mi ha raccontato che si era presentato a trattare accompagnato da una bella ragazza, impellicciato, e aveva ordinato champagne. ’Perché devono percepire che tu non hai bisogno di loro’, mi spiegò. Un insegnamento che mi sono portato dietro per tutta la vita".
Un maestro, quindi.
"Un maestro di comicità, prima di tutto. Da lui ho imparato come far ridere, come pormi sul palco. Ho un grosso debito di riconoscenza verso Funari. Non ci siamo mai persi di vista, ci sentivamo nei momenti bui, ed era sempre lui a incoraggiare me: questo per dire della grande generosità che lo ha sempre contraddistinto. E poi non sapeva stare dentro le righe, era esagerato. Come le sfilate dei carri qui a Viareggio".
A proposito di Viareggio, da anni infuria un dibattito sul tramonto della satira politica in favore di un’allegoria di ampio respiro. Lei come se lo spiega?
"Per fare satira politica, ci vuole un bersaglio individuabile. Anche noi, in tv, abbiamo problemi a trovare dei bersagli perché la maggior parte dei politici sono degli sconosciuti. Per vincere la sfida della caricatura da portare sul carro, serve un personaggio che abbia un peso, altrimenti il pubblico non lo riconosce e hai perso in partenza".
Gli unici carri o maschere che negli ultimi anni hanno avuto un’eco internazionale, in effetti, rappresentavano personaggi arcinoti: da Renzi a Trump, fino a Greta Thunberg. Il messaggio della satira conserva ancora la sua forza?
"Sì, assolutamente. Ma serve un personaggio. Col governo Conte, che aveva dalla sua l’apparato comunicativo di Casalino, avevamo trovato un volto riconoscibile. Adesso, con la Meloni, è più difficile. Per fare un carro ci vogliono mesi. Chi avrebbe il coraggio di rischiare? Faccio un nome: Lollobrigida. Era sulla cresta dell’onda pochi mesi fa e adesso non è più riconoscibile".
Daniele Mannocchi