Sarà la deformazione professionale, ma Fabio mette a fuoco, tutto, al meglio. Come ottico, aggiustando con le lenti la vista dei clienti. E d’indole, cercando di vedere il meglio nei luoghi, nelle persone anche nelle difficoltà. Lo fa dietro ad una montatura di occhiali dal design ultramoderno, ma con un riservatezza antica. Con la compagna Beatrice dal 2002 gestisce l’ottica Tomei, che da gennaio sarà l’ultima attività sotto le logge progettate dall’architetto Belluomini in piazza Cavour. Con la chiusura del giocattolaio – il “Morgantini“ che per la fine dell’anno ha annunciato dopo sessant’anni l’addio – Fabio Castanesi e Beatrice Tomei saranno gli ultimi custodi del loggiato che, nel 2024, compirà cent’anni. E che da un secolo (si fa per dire) attende ormai i lavori di recupero.
Fabio, vi sentite soli qua sotto?
"Premetto che siamo sempre dispiaciuti quando chiude un’attività, perché dietro ogni negozio c’è una storia e una vita. Ancora di più quando si chiude un negozio che ha fatto la storia della città. Ma devo dire che grazie ai nostri clienti, che ci rinnovano costantamente la loro fiducia, non ci sentiamo troppo soli".
Perché nel 2002 avete scelto proprio piazza Cavour per investire e aprire l’attività?
"Semplicemente perché questo era, ed è, il cuore di Viareggio. Ancora oggi, nonostante le difficoltà evidenti che questa zona attraversa, i viareggini non rinunciano a fare una passeggiata al mercato. Sembra scontato, ma non lo è. Questo è un luogo familiare, al quale la città è così affezionata da non abbandonarlo. Comunque sia".
In questi 21 anni voi avete mai pensato di cercare un altro fondo, spostarvi altrove. In una zona più accogliente?
"Onestamente? Sì, ci abbiamo pensato spesso. Perché non è facile lavorare in un contesto in cui si percepisce l’abbandono. Dove non ci sono nemmeno servizi igienici, né panchine. Però abbandonare questo luogo sarebbe, per noi, anche una sconfitta. Quindi concentrandoci sul negozio, sul lavoro, sui clienti abbiamo sempre trovato sempre la motivazione per resistere".
E i clienti, quando entrano, cosa dicono?
"Eh, ci chiedono sempre quando partiranno i lavori di riqualificazione. Prima lo facevano con curiosità, ora più con impazienza. Tutti comunque si augurano al più presto, perché tutti vogliono tornare a vivere questa piazza com’era negli anni migliori".
Voi ci credete?
"Abbiamo già scelto il nuovo fondo dove contiamo di andare quando i lavori saranno finalmente terminati. E là, nell’angolo dell’attuale loggiato delle pescherie. Proprio quello affacciato sulla piazza. Quindi sì, abbiamo fiducia che questa situazione possa cambiare. E che l’empasse che tiene in ostaggio l’inizio dei lavori possa sbloccarsi".
La Sovrintendenza ha approvato il progetto di restauro presentato dalla Mercato Srl, ma autorizzando solo 6 sui 27 chioschi. Per questo, e anche alla luce dei rincari, il concessionario dell’area sta rimettendo mano al piano economico dell’investimento. E i tempi si sono allungati...
"Credo che i banchi facciano parte della tradizione , sarebbe davvero un peccato perdere questa dote che caratterizza il mercato. Per il resto siamo in attesa di capire".
Intanto man mano che i negozi hanno chiuso, i loggiati si sono svuotati e sono diventati un rifugio.
"Capisco che non sia rassicurante vedere questi bivacchi, ma spesso non tutto è come appare. E i pericoli sono altrove. Molte delle persone che si riparano qui la notte hanno storie difficili, presenti complicati che arrivano comunque da un passato regolare. Da una vita stabile, che poi ha subito una virata inaspettata".
In molti però si lamentano per questa situazione. Per il senso di insicurezza, di incuria, di desolazione...
"È comprensibile. Anche a me è capitato di riprendere un uomo che stava facendo pipì contro una colonna, proprio qui sotto il loggiato. E lui si è scusato. Mi ha raccontato che aveva finito i soldi per consumare in un bar e poter usare la toilette, e che soffrendo di un disturbo ai reni non era riuscito a trattenersi. Il giorno dopo si è presentato con una scopa, ha ripulito tutti i loggiati. Mi ha chiesto se potevo custodirla in negozio, che sarebbe tornato...".
Ma voi non siete un po’ arrabbiati per tutta questa situazione?
"E se facessimo prevalere la rabbia cosa potrebbe cambiare? Noi, come molti miei colleghi e vicini, possiamo provare a fare e ad offrire il nostro meglio".
Sperando, magari, che anche le istituzioni facciano altrettanto...