
Rabbia, sdegno, protesta, esasperazione a lettere cubitali fuori dal salone costretto da ieri alla chiusura da lockdown. Tutto in una parola: "Basta", appiccicata sulle vetrine. L’idea è stata di Massimiliano Ricci, coiffeur titolare del negozio sul viale Buonarroti angolo via Vespucci che, in modo silenzioso, ha gridato il proprio dissenso "per la gestione della pandemia che sta strozzando le attività" racconta. "Il mio gesto è una chiara provocazione – evidenzia l’hair stylist – che mi è venuta in mente in una delle troppe notti insonni passate a pensare all’affitto, al personale e alle bollette da pagare".
"Mi rivolgo sia al sindaco che sabato con un video messaggio sui social ha detto che non c’erano le condizioni per far scattare la zona rossa in città - continua - ma mi rivolgo anche al Governo perchè deve essere trovata una soluzione definitiva al problema. L’impressione è che si proceda ’a spot’, con chiusure a intermittenza che fanno calare momentaneamente i contagi mentre la campagna vaccinale non sta funzionando e segue criteri discutibili. Capisco che la situazione era imprevedibile e sconosciuta, ma certe scelte sono illogiche. In un anno ho perso il 60% degli incassi – insiste Massimiliano Ricci – ho ridotto di due terzi la capacità del negozio, passando da 9 postazioni a 3, e lavoro solo su appuntamento. Ovviamente dopo aver investito su prodotti igienizzanti e presidi di ogni tipo. Nel mio salone non è stato accertato nessun contagio covid e, sinceramente, non ho neppure sentito di persone che l’hanno contratto dal parrucchiere. Eppure nonostante tutti gli sforzi, si sceglie di vaccinare avvocati e non chi opera a stretto contatto col pubblico, si preferisce la serrata delle attività come la mia, stritolandole fino a volerle far chiudere invece di sostenere una ripartenza generale. Perchè devo pagare lo scotto di chi fa assembramenti per l’aperitivo? E perchè il lockdown totale a Viareggio mentre Lido di Camaiore resta zona arancio con tanto di passaggio della gara ciclistica Tirreno-Adriatico?"
"Non sono un negazionista ma non se ne può più di vedere alcune categorie bastonate - conclude -: si chiudono teatri e cinema, e poi c’è più gente dentro un supermarket. Fateci lavorare, regolamentando la situazione con controlli seri. C’è tutto questo dentro il mio ’basta’: basta a questo stillicidio, a chi non indossa la mascherina, a chi gestisce la situazione navigando a vista. Sperando che nessuno debba dire ’basta, io chiudo’, e si trovino soluzioni concrete".
Francesca Navari