DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

Garantivano fondi Ue inesistenti. Sequestrati beni a sette società. Tra le vittime anche tanti versilesi

Nel mirino della Guardia di Finanza di Faenza un sodalizio che si era fatto consegnare 2 milioni da 650 persone

Garantivano fondi Ue inesistenti. Sequestrati beni a sette società. Tra le vittime anche tanti versilesi

Garantivano fondi Ue inesistenti. Sequestrati beni a sette società. Tra le vittime anche tanti versilesi

PIETRASANTA

Ci sono anche diversi versiliesi tra le 650 persone vittime di un sodalizio che aveva ottenuto indebiti profitti per oltre 2 milioni di euro e che è finito nel mirino della Guardia di finanza. Le Fiamme gialle della compagnia di Faenza hanno dato infatti esecuzione a un sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura nei confronti di sette società e cinque persone. Secondo l’accusa appartenevano a un sodalizio che aveva ottenuto indebiti profitti per oltre 2 milioni a discapito di 650 persone residenti in 13 regioni, ossia Veneto, Trentino-Alto Adige, Toscana, Sicilia, Sardegna, Piemonte, Marche, Lombardia, Liguria, Lazio, Emilia-Romagna, Campania e Basilicata. Il provvedimento è il seguito dell’emissione, avvenuta a dicembre, di 4 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Finanza faentina per associazione a delinquere, truffa, auto-riciclaggio e fatture false. In quella fase erano emersi i nomi di Luca Silvestrone, 53enne di Ravenna, Mauro Nucci, 62enne di origine svizzera ma residente a Castel San Pietro Terme, Stefano Pignatelli, 60enne originario di Roma e residente ad Alcamo (Tp), e Lorenzo Tellarini, residente a Lugo. Dopo una fase di massima custodia cautelare, erano stati tutti scarcerati a beneficio di misure restrittive più blande. Ora si è aggiunto tra gli indagati anche Roberto Goveani, 67enne di Pinerolo nonché ex presidente del Torino calcio.

La decisione della magistratura è frutto degli ulteriori approfondimenti svolti anche sul versante patrimoniale. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pm Angela Scorza, il meccanismo di frode era finalizzato a prospettare alle vittime la possibilità di accedere a finanziamenti europei a condizioni vantaggiose. Ma per istruire la pratica era necessario pagare una somma: soldi da accreditare sui conti bancari di società riconducibili al sodalizio e con sede a Roma, Torino, Viareggio e Cagliari. I finanziamenti promessi, pari a circa 60 milioni di euro, non sono mai arrivati in quanto i fondi europei si sono rivelati inesistenti. L’indagine è emersa anche grazie alle testimonianze delle numerose persone sentite dagli inquirenti e raggirate, sempre secondo l’accusa, con la falsa prospettiva di ottenere un incentivo per acquistare case, avviare iniziative imprenditoriali o ancora ottenere la liquidità necessaria a soddisfare i propri bisogni personali.