Gabriele Grossi, morto dopo il lancio col paracadute. Il padre: "Voleva sposarsi presto"

Papà Fabrizio racconta i sogni del figlio: "Quella per i lanci era più di una passione: era vita. E la condivideva con la sua fidanzata"

Gabriele Grossi con il padre Fabrizio

Gabriele Grossi con il padre Fabrizio

Viareggio (Lucca), 19 giugno 2022 - Sapeva che ogni lancio era una sfida. Ma ogni abbraccio con il cielo per Gabriele Grossi era un sogno realizzato. A rimanere ancorato a terra, troppo a lungo, quasi sentiva mancare l’aria. E allora per tornare a respirare saliva su, oltre le nuvole. Dove ha rincorso la vita. Dove è riuscito a costruire disegni che rimarranno, come i suoi record, nella storia del paracadutismo. Dove ha trovato l’amore, anche quello ad alta quota, con la fidanzata Cecilia Langella. E dove, presto, avrebbe voluto farle la più bella delle dichiarazioni: “Mi vuoi sposare?“. Sì, solo pochi giorni fa Gabriele lo aveva annunciato alla sua ragazza. Quasi non riuscisse più a trattenere quella promessa, consapevole che la vita è un soffio, “un attimo che vola via“. E in un attimo, pochi secondi, la vita di Gabriele è volata via. Un volo eterno nell’ultimo lancio, stesso destino per il suo compagno di lancio Fabrizio Del Giudice. Sotto gli occhi di Cecilia, sotto l’immenso azzurro del cielo, sulla spianata del Campovolo a Reggio Emilia. Gabriele aveva imparato a volare come i comuni mortali iniziano a camminare.

Con la stessa innata spinta, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In fondo, quella per il volo, era una passione di famiglia. Suo padre, Fabrizio Grossi , è stato pilota di Alitalia e campione di motocross come lo era stato, prima di lui, suo padre, nonno Ugo. Una famiglia molto conosciuta in città, oltre alla passione per lo sport, che ha unito tre generazioni, i Grossi hanno gestito per anni ’La zi’ Rosa’, il ristorante incastrato tra la Passeggiata e il mare di Viareggio.

"Questa era la sua vita" racconta adesso il padre Fabrizio, partito per Reggio Emilia quando ieri mattina la sua paura più grande si è materializzata. Con la voce spezzata da un dolore che non si può spiegare, ma vibrante d’orgoglio per tutte le conquiste raggiunte da quel figlio che gli assomigliava in tutto. Nel profilo, nello sguardo, nella ricerca di libertà, nella predisposizione e nella tenacia. "Il paracadutismo era più di un a passione, per lui – prosegue – era la concretizzazione di un sogno coltivato sin da ragazzino".

Gabriele si era infatti diplomato all’Istituto Tecnico Aeronautico Euromasters di Lecce, diventando pilota di primo livello. "Poi – racconta il padre – per realizzarsi scelse di arruolarsi nella Folgore". E ad appena 35 anni aveva già girato il mondo, riconosciuto come uno dei più preparati istruttori militari e civili di paracadutismo. Tanto leggero in aria, quanto solido per terra. Era così: un ragazzo gioviale, umano, disponibile. Capace di stringere amicizie in un battibaleno e di non far spezzare più quei legami. E in questa giornata tragica sono tantissime le persone che lo hanno voluto ricordare, condividendo sui social pezzi di vita.

"Amava il suo lavoro, e non si è mai risparmiato. L’ha affrontato con grande serietà e anche con grande generosità. Con lui – dice Fabrizio – centinaia di persone hanno realizzato il sogno di lanciarsi", per respirare le nuvole e perdersi nell’orizzonte. Se c’è qualcosa che può lenire, almeno un po’ la sofferenza, è la consapevolezza che "Mio figlio era felice e innamorato. Proprio oggi – conclude il padre – ho scoperto che avrebbe voluto chiedere la mano a Cecilia, glielo aveva preannunciato". Non sappiamo poi cosa sia successo lassù, a cento metri da terra. In quell’ultimo tratto di discesa, quando la vela di Gabriele si è intrecciata con quella del collega paracadutista Del Giudice. Insieme sono attertati su un’altra pista. Gabriele stretto al suo sogno e alla sua promessa.