
Brunello Volpe, proprietario della cartoleria “Centrale“, sul cambiamento di vivere e comprare materiale per la scuola
C’erano aspettative e sogni. C’erano le dediche delle amiche e le fantasie dei primi amori. I ricordi di un’estate appena trascorsa e promesse eterne. C’era tutto questo, tra le pagine e i compiti appuntati, giorno per giorno, su quei diari voluti, ricercati e scelti, come un rito, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico e dalla fine della stagione estiva. Un’abitudine, quella di girovagare per le cartolerie, tra l’odore di carta, quaderni e grafite che porta con sé anche quello dell’inizio, di un nuovo anno scolastico come di nuove avventure, incontri e insegnamenti, che negli anni, date le spese e le difficoltà economiche, l’attrattiva di supermercati e altrettanti negozi dai prezzi, a volte solo apparentemente, più economici, uniti alla concorrenza online, sembra, sempre di più, venire meno.
"È una parte di storia che sta venendo a mancare, nonostante le persone entrino in cartoleria. C’è un cambiamento epocale, un processo che, ogni anno, è sempre più evidente, che è quello della fine dell’era della carta - racconta Brunello Volpe, da 50 anni tra gli scaffali assortiti della “cartoleria Centrale” che di anni di attività invece ne conta novanta - Noi lavoriamo ancora, anche perché abbiamo alle spalle una lunga storia e per richieste specifiche, come le foderine, o i flauti, ma una volta dovevamo far entrare le persone a dieci alla volta, e vendevamo mille “Smemoranda“. Ora, invece, considerando comunque che il diario è un orpello in più, per la presenza del registro elettronico, vanno meno. Questo anche per i quaderni, che si vendono, ma in misura minore, perché non sono più lo strumento basico di una volta, sostituiti ora, per molti, dai tablet".
Ed è una situazione comune, a pochi giorni dal primo suono della campanella, e dalle prime ore tra le aule scolastiche, anche in altrettante realtà. "Non c’è più la calca degli anni passati - afferma infatti Justine Angeli della cartoleria Angeli Carta in via Maroncelli - Per esempio è il primo anno che non ordiniamo i diari, ormai in disuso, perché quelli passati rimanevano in avanzo, tra chi decideva di non comprarli e l’utilizzo del registro elettronico. Dall’altro lato invece c’è ancora la vendita di oggetti e strumenti come flauto, compassi o pentagrammi, perché obbligatori per una fascia d’età, e c’è una richiesta, specifica, maggiore, da parte di insegnanti e genitori, dai lapis con impugnature mancina alle specifiche di 3 colle Pritt o carta Fabriano, fino ai quaderni con la riga evidenziata. Si vende tanto, per esempio, per le liste dell’asilo, perché c’è una cura e attenzione particolare per chi inizia ora tutto un nuovo ciclo. Ma, nonostante questo, quei giorni di come era una volta la prima settimana di scuola, con la calca in negozio, non ci sono più".
Gaia Parrini