
Tribunale (foto d'archivio)
Viareggio, 20 febbraio 2019 - «Non riesco a descrivere il mio stato d'animo, combattuto tra la soddisfazione per l'accertamento della verità e l'amarezza per non essere riusciti a far capire a chi ci accusava che cosa ho fatto nella vita». Così l'imprenditore toscano Fabio Perini, 78 anni, commenta la sua assoluzione definitiva dopo che la Cassazione ieri, rigettando il ricorso della procura generale di Firenze, ha messo la parola fine su una vicenda processuale che aveva preso il via nel 2010.
L'inchiesta, condotta dalla procura di Lucca, aveva ipotizzato l'estero-vestizione di alcune holding di partecipazione con sede in Lussemburgo del gruppo Perini, contestando il reato di omessa dichiarazione. Condannato in primo grado a due anni, Perini era stato poi assolto l'anno scorso dalla corte d'appello, «perchè il fatto non sussiste», dall'imputazione di evasione fiscale, quantificata dall'accusa in 26 milioni di euro, e dall'estero-vestizione. Assolto in appello con la stessa formula e dalle stesse accuse Francesco Sarti, all'epoca Cfo di Faper Group, holding creata da Perini a cui facevano capo Perini Navi e Futura: in primo grado aveva avuto un anno e 5 mesi di reclusione.
Assolti anche gli amministratori delle società lussemburghesi cui erano stati contestati gli stessi reati. «I sacrifici di questa vicenda in termini umani, aziendali e monetari, sono inestimabili», le parole di Fabio Boschi, amministratore della holding Faper Group. In attesa delle motivazioni il collegio difensivo di Perini, composto dagli avvocati Marco Miccinesi, Enrico Marzaduri e Sandro Guerra, ha tenuto a sottolineare come le due decisioni favorevoli «siano intervenute quando la pressoché totalità dei reati erano estinti per prescrizione: l'assoluzione nel merito dimostra, dunque, la totale insussistenza dei fatti».