Passa più di tre anni in carcere. Ingiustamente

Dopo la sentenza definitiva e la pena quasi del tutto scontata è stato scoperto il vero colpevole. E il tunisino è stato riabilitato

Un tunisino di 40 anni è stato in carcere accusato di una rapina che non aveva mai commess

Un tunisino di 40 anni è stato in carcere accusato di una rapina che non aveva mai commess

Viareggio, 23 gennaio 2020 - Un calvario giudiziario lungo otto anni, tre e mezzo dei quali trascorsi in carcere. E oggi finalmente un giovane muratore tunisino è tornato in libertà. In ritardo – in imperdonabile ritardo – la giustizia italiana lo ha riconosciuto innocente: era stato ingiustamente accusato di aver compiuto una rapina, ma in realtà era stato un suo connazionale. E per questo motivo lo scorso 16 dicembre la Corte d’Appello di Genova, in sede di revisione del proceasso, ha revocato con effetto immediato le sentenze emesse il 30 maggio del 2012 dal Tribunale di Lucca e il 27 giugno 2014 dalla Corte d’appello di Firenze, assolvendo il tunisino dai reati ascritti "per non aver commesso il fatto".

Mounir Knani ha 20 anni quando nel 2000 arriva a Viareggio dalla Tunisia. Pieno di belle speranze e voglia di lavorare. Fa il muratore. E lo sa fare bene tanto da mettere in piedi una sua ditta edile. Si inserisce bene nel tessuto sociale della città. Dal 2007 inizia una relazione sentimentale con una ragazza viareggina che dura tuttora. La mattina del 7 settembre 2011, prima di andare al lavoro si ferma al bar della stazione a prendere un caffè. Un signore anziano lo fissa a lungo e poco dopo viene avvicinato da due agenti della Polfer che lo identificano e lo denunciano a piede libero. Quell’anziano signore lo riconosce come uno dei due giovani (dall’accento pensava fossero albanesi) che poche ore prima, alle tre del mattino, armati di un’ascia e un coltello lo avevano rapinato portandogli via il portafogli con dentro 100 euro.

"Ero sotto choc – dice oggi Mounir – perché mi sembrava tutto assurdo. Non avevo mai avuto problemi con la giustizia, avevo un lavoro e mi ero fermato solo a prendere un caffé. Alle 3 di notte ero a dormire a casa con la mia compagna. Nelle immagini delle telecamere della stazione, io non comparivo mai all’ora della rapina. Avevo la coscienza pulita e pensavo che l’equivoco si sarebbe chiarito". E invece era l’inzio di un incubo che lo ha privato della libertà, del lavoro, dei suoi affetti più cari. Dei sogni e dei progetti che cullava.Il 30 maggio del 2012 a Lucca si svolge il processo di primo grado e Mounir viene condannato a a 4 anni e 8 mesi "senza che contro di me – spiega – ci fosse un minimo riscontro rispetto alla testimonianza della vittima". Il 27 giugno del 2014 la Corte d’Appello di Firenze conferma la sentenza di primo grado. E lo stesso accade in Cassazione il 7 aprile del 2016 quando la sentenza diventa definitiva. Per Mounir – che è sempre rimasto in Italia – si aprirono le porte del carcere. Dove è rimasto fino a novembre del 2019 quando gli sono stati concessi i domiciliari. Fino al 16 dicembre quando la giustizia italiana lo ha riabilitato.

In questi lunghi anni Mounir ha avuto dalla sua non soltanto la compagna e la famiglia, ma anche due persone che hanno sempre creduto nella sua innocenza, l’avvocato Stefano Gambini e l’ispettore di polizia Luca Lombardi "che io – aggiunge Mounir – non finirò mai di ringraziare". Con Mounir in carcere, riescono a rintracciare una giovane donna tedesca che, all’indomani della rapina, sapeva bene chi l’aveva commessa. Era stato il suo compagno di allora, un tunisino. Il quale infatti alle 3 del mattina compare a più riprese nelle immagini della videosorveglianza della stazione. L’uomo fu arrestato 20 giorni dopo quella rapina perché ne aveva compiuta un’altra sempre alla stazione di Viareggio e, guarda caso, sempre con le stesse modalità. Le nuove indagini investigative hanno permesso di rintracciare in Germania quella giovane donna che ha confermato che Mounir non c’entrava nulla con la rapina. E così la Cassazione ha disposto la revisione del processo a Genova. Revisione che si è conclusa con la completa riabilitazione di Mounir.