
Don Innocenzo Lazzeri fu ucciso dai nazisti a Sant’Anna: in Israele è stato proclamato «Giusto fra le Nazioni»
Sant'Anna di Stazzema (Lucca), 24 febbraio 2016 - Riaffiorano gesti eroici compiuti durante la strage di Sant’Anna. Come quello di don Innocenzo Lazzeri, del dottor Mario Lucchesi e dei coniugi Giuseppe e Maria Rossi che salvarono dalla mattanza la famiglia ebrea degli Sraffa.
E per questo, a distanza di oltre 70 anni, sono stati incoronati ufficialmente Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem, l’autorità dei martiri dell’Olocausto e degli eroi della Rimembranza che ha sede a Gerusalemme: i loro nomi saranno iscritti sulla parete d’onore nel giardino dei giusti in primavera. Una storia portata alla luce nel volume «Voci di donne a Sant’Anna di Stazzema» di Marco Piccolino, lo studioso di neuroscienze ed ex professore universitario che, tre anni fa, dall’incontro con Pietro Giuntini, testimone inascoltato della strage, ha avviato una ricerca tra i villaggi delle Apuane, interrogando i sopravvissuti dell’eccidio e le loro famiglie. Piccolino racconta nel volume di quando il 12 agosto 1944 i nazifascisti saccheggiarono e bruciarono la canonica. «Un luogo questo – scrive – che aveva attirato la loro attenzione perchè informatori locali fecero sapere che all’inizio di dicembre del ’43 don Innocenzo vi aveva nascosto una famiglia ebrea di Pietrasanta, gli Sraffa».
Si trattava di Aldo (che aveva un negozio di stoffe in via Mazzini), della moglie Felicina Barocas e delle figlie Franca e Donatella che, per mettersi in salvo, fuggirono prima a Greppolungo e poi, con l’aiuto del dottor Mario Lucchesi di Pietrasanta, raggiunsero la Garfagnana dove furono ospitati dai contadini Giuseppe e Maria Rossi. «Fu grazie alla generosità di queste persone se riuscirono a salvarsi, sfuggendo al destino che incombeva su ogni ebreo italiano». Una storia che è stata portata all’attenzione della Yad Vashem dallo stesso Piccolino che ha allegato la testimonianza di Franca Sraffa, oggi 82enne. E che ha permesso di tributare un omaggio a persone comuni che hanno messo in atto un ‘ponte’ di solidarietà che adesso potrà rimanere indimenticato.