
Gionata Francesconi, scultore, carrista del Carnevale e maestro burattinaio
Torna lì, dove quando era soltanto un bambino ha incontrato la fantasia nel teatro di figura. Scoprendo che l’animato inanimato poteva dare vita a tutte le possibilità dell’umano, e la consistenza dei sogni alla realtà. Con tutte le sue sfumature. E domani Gionata Francesconi, con il suo bagaglio di storie, riporterà proprio lì, dove ha incontrato la fantasia, tra i pini della Pineta di Ponente a Viareggio, l’arte dei burattini. Appuntamento alle 17.30 nello spazio sempreverde dell’Auser. E poi ancora martedì 24 giugno, sempre alle 17.30.
Un mestiere che si ruba con gli occhi quello del burattinaio, in cui l’artigianalità si fonde con l’emozione. Che accarezza tutti i sensi, e si sviluppa attraverso la scrittura, la scenografia, la sartoria, la scultura, la pittura... Competenze artistiche che si riuniscono in un’essenza, "che è il feticcio. Che è lui, ma non è lui. È lui, attraverso te" spiega Francesconi.
Che questo mestiere ha cominciato a rubarlo, un pezzettino alla volta, quando aveva solo 9 anni e lo stesso sguardo curioso del monello di Charlie Chaplin che ancora sbuca sotto i riccioli d’argento. Seguendo ogni mossa del suo maestro Serafino Bianchi, Gioves, nel suo teatrino nella Pineta di Ponente; dove, dopo gli anni in bianco e nero della guerra, grazie alle marionette, riportò il colore nella città finalmente liberata. Per sognare bastavano un sacchetto di lupini e le schermaglie di “Fagiolino“ e “Masticabrodo“. "Ed è ciò che basta ancora", dice Francesconi.
Dalla sua valigia, domani sbucheranno burattini di allora e di oggi, unendo, nel presente, tempi lontani. Un’occasione unica "per ritrovare le storie di “Masticabrodo“ e “Fagiolino“, insieme a tutti gli altri eroi, là dove tutti li ricordano, li attendono, li sognano".
Eroi di legno e cartapesta, che con un profilo di pittura e un po’ di stoffa, portano con sé la curiosità, la fantasia, la forza della narrazione, la libertà di ridere, di pensare. Per i bambini, e anche per gli adulti. Un pezzo di legno rese immortale un giornalista di nome Carlo Lorenzini, perché lo considerò vitale e unico. Lo trasformò in una marionetta senza fili chiamata Pinocchio. Inizia così il suo romanzo: "”C’era una volta…” “Un re!” - diranno i miei lettori- “No, ragazzi, avete sbagliato“. “C’era una volta un pezzo di legno“". Ecco, cogliere da un pezzo di legno e non da un re una storia straordinaria, è una ricchezza, è una possibilità, è un viaggio ideale a cui noi tutti (grandi e piccini) non possiamo rinunciare.
Martina Del Chicca