C’era una volta l’insegnante. Quello autorevole, rispettato da studenti e genitori. Quello che – a dirla tutta – contava quasi più del primo cittadino. Come Giulio Perbone, il maestro del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis. Il maestro senza famiglia, di buon cuore ma austero, rispettato per le conoscenze e il ruolo ricoperto, cosa usuale nel 1886, anno di pubblicazione del romanzo. Oggi la figura del docente è percepita diversamente e gli episodi di violenza nei confronti dei professori, di cui troppo spesso sentiamo dai media, ne sono la conferma. Piovono ricorsi al Tar per una bocciatura e
addirittura le famiglie si recano dal legale anche solo per un brutto voto. O ancora, vanno di moda le code in presidenza per urlare contro il dirigente le proprie ragioni. "Assistiamo ad un cambiamento nel mondo della scuola, iniziato già da molti anni, a causa della perdita della autorevolezza da parte dei dirigenti e degli insegnanti, forse per questo il ministro ha ritenuto opportuno dare più valore al voto in condotta". A dirlo è Nadia Lombardi ex dirigente al Galilei Artiglio, in pensione da un anno e che ha fatto della scuola tutta la sua vita: prima come insegnante e poi come preside.
Dirigente, come è cambiata la scuola negli anni?
"È cambiata e in peggio, sotto diversi aspetti. Una volta il ruolo del preside era quello di avere un rapporto diretto con gli alunni, di accoglierli in presidenza e
parlare direttamente con loro. Oggi ci si prova, ma non si riesce quasi più. Un tempo quando accadevano atti gravi, si prendevano provvedimenti adeguati, oggi dirigenti e insegnanti preferiscono non farlo. Eppure gli alunni della Secondaria di secondo grado non sono bambini, quindi conoscono perfettamente le regole della scuola. Nonostante l’adolescenza sia l’età della trasgressione i ragazzi devono conformarsi per potere stare insieme. È necessario avere la capacità decisionale".
È giusto quindi dare più peso al voto di comportamento?
"Giusto, ma non è una novità. Già nella normativa precedente gli studenti con il 5 in condotta potevano essere non ammessi alla classe successiva. La novità è quella che con il 6 gli alunni sono rimandati a settembre. Se ci penso bene, però, ai tempi di quando io ero studentessa, il voto basso in condotta portava ad essere rimandati a settembre in tutte le materie. Si è giusto dare
un peso al comportamento, ma adesso i docenti devono avere anche il coraggio di assegnare quello che si merita lo studente, anche se la pena è la bocciatura"..
Perché, secondo lei, i docenti hanno perso l’autorevolezza?
"È un insieme di fattori ormai vecchi, perché sono più di 20 anni che si assiste ad episodi di violenza contro gli insegnanti. Una parte della responsabilità sicuramente è delle famiglie, che non hanno fiducia nella scuola, perché altrimenti non metterebbero mai in discussione un brutto voto del figlio. Inoltre un tempo l’insegnante era il modello per tutti gli alunni. I modelli di oggi sono gli influencer. E con questo ho detto tutto. Però ci sono ancora tantissimi ragazzi che prendono come punto di riferimento l’insegnante, soprattutto quando a casa manca la figura genitoriale. Si confidano e chiedono consigli ai docenti. Ma ce ne sono anche tanti altri che invece seguono l’adagio che recita: “Rispetto il docente, se lui rispetta me”. Non deve essere così, perché quella tra alunno e insegnante, non è una relazione alla pari e i giovani devono rispettare i professori, così come le istituzioni, a prescindere. Ci siamo fatti portare via l’autorevolezza – conclude Nadia Lombardi – perché abbiamo lasciato correre troppe volte. Adesso è l’ora di riappropriarsene".