"C’è voglia di investire nel mattone La gente chiede giardini e terrazzi"

Gli imprenditori edili vedono importanti segnali di ripartenza dopo un decennio di profonda crisi "La spinta dal dopo Covid e dalle norme sulle classi energetiche. Pesano le incertezze sul superbonus"

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di Daniele Mannocchi

Versilia

Da un lato i costi del materiale alle stelle, le incognite sui bonus e sull’accesso al credito e le crescenti difficoltà a reperire personale specializzato. Dall’altro, un settore che ha tratto nuova linfa dalle necessità impellenti del nostro tempo, prima tra tutte quella del risparmio energetico. Dopo un decennio ad annaspare, l’edilizia è tornata a ingranare. "Il materiale continua a essere un problema – premette l’imprenditore Claudio Fonio –, con questa crisi i prezzi sono schizzati alle stelle. L’unico vantaggio è che costruendo in classe energetica importante, A o A+, il cliente riesce a percepire la differenze e i costi si riescono a scaricare parzialmente sul prezzo finale. Anche se in effetti dobbiamo rinunciare a una parte del margine per lavorare". Quello della classe energetica è il tema forte del momento: "La richiesta è per immobili che consumino il meno possibile – continua Fonio – un’impellenza che si è amplificata col caro energia. Come impresa, non ci siamo imbarcati in questa storia dei bonus: il nostro core business è la costruzione ex novo, e siamo molto attenti alla ricerca di una classe energetica alta". Per questo tipo di fabbricati, il mercato risponde piuttosto bene: "Di recente abbiamo lavorato su una decina di appartamenti a Lido di Camaiore che sono stati recepiti subito dal mercato, tempo una ventina di giorni ed erano presi. In generale, mi sembra ci sia voglia di tornare a investire sul mattone.

Abbiamo lavorato anche su Lucca e nel pisano e anche in questo caso, seppur con un poco di ritardo, siamo riusciti a rientrare dell’investimento fatto. Al contrario, non va assolutamente il commerciale: abbiamo immobili che abbiamo dovuto costruire per motivi normativi o per accordi con il Comune, ma non li vuole nessuno perché le microattività difficilmente riescono a sobbarcarsi l’acquisto, ed è difficile pure trovare investitori che possano metterli a reddito". In termini di gusti, il Covìd ha cambiato molto: "In questi anni è aumentata la richiesta di piani terra, per avere un pezzetto di giardino dove respirare, mentre a Viareggio l’input è di allargare leggermente i terrazzi per dare maggiore vivibilità agli esterni. E pure sugli interni ci sono richieste più particolari, motivo per cui tanti clienti vengono accompagnati da un proprio professionista di fiducia".

Un aspetto chiave per capire lo stato di salute dell’edilizia è quello dei bonus. "In questa fase hanno sicuramente ‘falsato’ il mercato – spiega Stefano Dinelli –; abbiamo registrato un incremento di lavoro ed è stata rigenerata una parte importante del tessuto urbano con la riqualificazione di tanti fabbricati. È una strada che dovrà essere intrapresa in modo più corretto, puntando sulle professionalità e usando magari sistemi diversi. Ora che si parla di crisi energetica e con un patrimonio importante di fabbricati bisognosi, quello dell’efficientamento è un tema fondamentale. Il problema è che tante aziende si sono ritrovate in balia del credito d’imposta, un’opportunità importante in una fase iniziale. Ma oggi i prezzi sono impazziti, cedere il credito è una cosa fuori portata che ha messo in difficoltà le imprese, specie quelle serie che hanno lavorato con margini giusti e corretti.

Se la passano bene solo gli approfittatori. Oltre alle criticità legate ai bonus, ci sono quella del costo dei materiali e la difficoltà a reperire manodopera, specie se qualificata. Chi dieci anni fa ha subìto la crisi della bolla edilizia è uscito dal mercato delle costruzioni, un po’ perché ha dovuto reinventarsi, un po’ perché le aziende sono entrate in crisi e molte hanno dovuto ripartire da zero. C’è pure poco turnover, perché di giovani ce ne sono pochi". Una strada percorribile potrebbe essere quella di continuare a lavorare sulla riqualificazione, come ipotizzato di recente in sede europea. "Era un po’ lo spirito dei bonus – conclude Dinelli – e non è un’idea sbagliata nell’ottica di una sostenibilità generale. Il problema è che non viene mai fatto niente in modo programmato, come per le auto. Serve un investimento e un incentivo progressivo".