MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Bonuccelli, tuttofare del Carnevale: "Mi manca solo la presidenza..."

Costumista, carrista per la Vecchia Viareggio e attore della Canzonetta: "Anche i lucchesi si divertivano"

Bonuccelli, tuttofare del Carnevale: "Mi manca solo la presidenza..."

Le ha fatte tutte. Tutte quelle che si possono fare per il Carnevale. Ha disegnato i costumi delle mascherate, e ha vestito la maschera sui carri di Franco Malfatti. I carri li ha pure costruiti (sotto il vecchio cavalcavia), per la Vecchia Viareggio. È viareggino, ma è stato anche lucchese ("Solo per esigenze di copione"). È figlio di un carnevalaro, Aurelio, ed è padre di due Carnevalari: Luca e Leonardo. Ad Alessandro Bonuccelli manca solo la presidenza della Fondazione... Intanto è arrivato alla squadra corsi, dove presta servizio come volontario.

Alessandro, qual è il primo ricordo di Carnevale?

"Il primo primo non so. Ma sicuramente è legato a mio padre Aurelio (scomparso a gennaio, all’alba dei 90 anni ). Ricordo quando tornava a casa sfinito dopo una giornata di lavoro, era idraulico, e si metteva a realizzare la mascherata. Erano gli anni in cui nasceva il gruppo “Festa a bordo“, di cui mio padre è stato promotore col suo amico Enrico Lombardi. Una brigata nata da una decina di amici, che nel tempo ha radunato più di 150 persone".

Tu che ruolo avevi?

"Da bimbetto lo guardavo creare le maschere, come si guarda uno spettacolo di magia. Poi ovviamente mi ha messo a lavoro, e quando sfilarono con “La danza delle ore“ mi ricordo di serate infinite passate a ritagliare nel polistirolo oltre 200 orologi da appiccicare ai cappelli. O “La samba delle noccioline“, da bucare una ad una e cucire sulla stoffa. E quando ero già ragazzotto, all’epoca dell’istituto d’arte, ho cominciato a disegnare i costumi, sulle idee che Franco Bemi mi dava. Il mio Carnevale era quello, quello che univa una comunità oltre la festa dei corsi".

Poi sono nati i rioni, tuo padre è stato tra i fondatori della Vecchia Viareggio che ha dato slancio alla tradizione delle carrette dei quartieri. Hai messo le mani anche lì?

"Al primo anno dell’Accademia d’Arte mi affidarono la realizzazione del mascherone principale de “La pagliacciata“, ispirata ad un carro del Pardini. Mi fecero i complimenti anche i carristi..."

E non hai mai pensato di fare il carrista?

"Mi sarebbe piaciuto, ma ho vissuto l’esperienza del baraccone più come un divertimento".

Il tuo carro del cuore?

"Il Re Carnevale del Baroni".

E poi c’è stata anche la Canzonetta, come hai iniziato?

"Per caso. Ogni anno, dopo il Carnevale, il gruppo “Festa a bordo“ si trovava per la cena sociale da “Gancino“ a Stiava. Durante quelle serate con gli altri giovani della banda, Claudio Morgantini, Stefano Pasquinucci, Luigi Bertuccelli..., organizzavamo degli sketch per prendere in giro i vecchi della compagnia. L’anno in cui il Comitato Carnevale lanciò “Il Festival dei rioni“ la Vecchia Viareggio ci propose di pensare la scenetta: “Tanto ne fate già tante...“. Così nell’84, col Morganti venimmo ingaggiati dalla Burlamacco ’81".

Che ai tempi d’oro andava in scena per 15 serate col Politeama già pieno in prevendita...

"Sono stati anni straordinari, perché la Canzonetta era una festa tutto l’anno. E noi ci divertivamo come matti".

Nel mirino la politica locale, i dipendenti pubblici, e i lucchesi. Qualcuno si è mai offeso?

"Mai, anzi. I lucchesi venivano coi pullman. C’erano due signore che ogni anno, sia a me che al Morganti, portavano due buccellati. Uno per uno, “almeno non ve li litigate“ (ride)".

Nemmeno i politici?

"Nemmeno, erano tutti in prima fila. All’epoca lavoravo per la TourItalia, e il mio direttore era Paolo Giusti. Democristiano di ferro, uomo di fiducia di Giulio Andreotti. Prima di andare in scena mi diceva? “Che cosa mi devo aspettare quest’anno?“. E io rispondevo: “Non ti dico nulla, altrimenti mi licenzi“".

La tua canzone preferita?

“Carnevale ai bagni“, perché era la preferita del pappà. Ma in assoluto“Maschereide“, perché racchiude in poche strofe ciò che è il Carnevale".

Che cos’è per te il Carnevale?

"Una filosofia, che mi ha permesso di affrontare la vita con ironia e satira. È stata la medicina dei miei mali, il sorriso dopo il pianto".