REDAZIONE VIAREGGIO

"Biondo era e bello": Dante visto da Tobino

Il medico-scrittore scrisse un romanzo sul Sommo Poeta ormai introvabile. Le celebrazioni potevano essere l’occasione per ristamparlo

"Biondo era e bello": chi era costui? Probabilmente non così, ma fu – oltre che essere il “sommo poeta” - il fondatore della lingua italiana. Ebbene, abbandonando qualche volta le sue storie viareggine e del manicomio di Maggiano, Mario Tobino – profondo cultore della vita e delle opere di Dante Alighieri – si è lasciato trasportare dalle avventurose e drammatiche fasi dell’esistenza terrena di colui che ci ha lasciato in eredità niente meno che la “Commedia” poi definita “divina” per la sua ineguagliabile bellezza. Ecco così che al di là di tutti i trattati e dei commenti dati alle stampe in questi settecento anni che ci separano dalla sua morte, Mario Tobino è uscito dal coro per lasciarci la storia drammatica di colui che ebbe a definire la sua vita di esule in un celeberrimo verso: "è duro calle lo scendere e il salir per le altrui scale". Una storia drammatica che fluisce e si conclude in una prosa accattivante e quasi disincantata che attrae il lettore che finisce per credere che effettivamente Donante (Dante) di Alighiero era "biondo e bello".

Sta di fatto che in questo 700° anniversario della morte del “Sommo poeta” – 23 settembre 1321 – e nel 30° della morte di Mario Tobino – 10 dicembre 1991 – non è stata ancora presa l’iniziativa di rilanciare in libreria questo libro dal titolo alquanto strano e sotto certi aspetti fuorviante, ma di un contenuto esaustivo sulla travagliata esistenza di un uomo del tutto speciale. Un libro che riteniamo determinante per la completa conoscenza di un Mario Tobino che non è soltanto un appassionato narratore – come scrivevamo più sopra – di storie viareggine e uno strenuo difensore della sua professionalità contro le malattie mentali che per legge non esistono più, ma anche per la sua prosa semplice e accativante che fa di Dante, per esempio, un personaggio da romanzo popolare nel più elevato significato della parola.

Infatti nel panorama culturale del secondo Novecento, Mario Tobino occupa un posto del tutto particolare per la sua scrittura spontanea e in alcuni casi addirittura istintiva. "Biondo era e bello", infatti, ci accompagna familiarmente attraverso la vita di un poliedrico personaggio che muore di malaria a Ravenna – di ritorno dall’ennesima ambasciata – fra le braccia della figlia Antonia.

Mario Pellegrini