REDAZIONE VIAREGGIO

Addio a Dario Venturi, colonna del Viareggio

Appena due giorni fa aveva festeggiato i 91 anni, ma ieri, all’improvviso, è stato tradito dal suo cuore. E’ morto...

Appena due giorni fa aveva festeggiato i 91 anni, ma ieri, all’improvviso, è stato tradito dal suo cuore. E’ morto...

Appena due giorni fa aveva festeggiato i 91 anni, ma ieri, all’improvviso, è stato tradito dal suo cuore. E’ morto...

Appena due giorni fa aveva festeggiato i 91 anni, ma ieri, all’improvviso, è stato tradito dal suo cuore. E’ morto così Dario Venturi, una colonna in gioventù del Viareggio Calcio. Un centrocampista dai piedi educati e dal fosforo in testa. Un tuttocampista, si direbbe oggi. Classe 1934, Dario Venturi era il capitano del Viareggio in serie D negli anni ’50 fino a metà anni ’60, una bandiera insieme a Degli Innocenti.

Dario è stato uno dei giocatori più completi del suo periodo, punto di forza anche della selezione versiliese che prese parte agli inizi degli anni ’50 alla Coppa Carnevale che, all’epoca, muoveva i primi passi. E fu anche chiamato a leggere il giuramento nella cerimonia d’apertura. Una volta attaccate le scarpette al chiodo, Dario si era messo a disposizione della società bianconera, allenando diverse squadre del settore giovanile negli anni Settanta e Ottanta e ricoprendo anche la guida tecnica della prima squadra in due occasioni per sostituire gli allenatori esonerati e portare a termine la stagione in sicurezza.

Nella vita professionale era stato lo storico economo dell’ospedale Tabarracci, ruolo che ha ricoperto fino alla pensione. Il suo ultimo atto fu quello di approntare la gara d’appalto dell’ospedale Versilia. La salma sarà esposta fino a lunedì mattina nella cappella del cimitero della Misericordia ingresso via Maroncelli. I funerali lunedì alle 16 nella chiesa di Don Bosco.

La moglie, Graziella Barontini, indimenticata professoressa di matematica allo scientifico, ci ha lasciato già da diversi anni. Alla figlia Daniela, preside del liceo Pertini di Lucca un abbraccio da tutti noi.

Paolo Di Grazia