Viareggio, 12 dicembre 2024 – Scossi, provati, con un profondo velo di tristezza a rigare gli occhi. La tragedia della piccola Sofia ha lasciato un segno incancellabile nella famiglia Bernkopf. Non c’è spazio per la felicità dopo la sentenza, forse solo un piccolo sollievo. “Mi ha stupito che il pronunciamento del magistrato sono andati oltre le richieste del Pm - dice Edoardo Bernkopf, padre di Sofia, dopo l’udienza -. Stupito anche dell’assoluzione per Thomas Bianchi, andando addirittura sotto le richieste iniziali. Mi ha sempre fatto un po’ tenerezza, vista la sua giovane età, era molto chiaro che rischiava di fare da capro espiatorio per responsabilità che non erano sue. Mi fa molto piacere la sua assoluzione, aveva rischiato di rovinarsi la vita. Sulla condanna non so cosa dire, sembrava chiara dalla prima udienza che non ci fosse altra possibilità. Magistrato ha messo tutti d’accordo condannandoli tutti. Da parte nostra non c’è particolare animosità, quello che era nel nostro interesse era che la sentenza fosse esemplare. Finalmente si prende in considerazione la gravità dell’argomento, ogni anno muoiono bambini in questa maniera. Mi piace pensare che la sentenza esemplare con cui si conclude questa fase processuale, e l’attenzione che ha suscitato l’intera tragica vicenda convincerà tutti coloro che a vario titolo si occupano di stabilimenti balneari, gestori, tecnici, fornitori di impianti, che il loro lavoro non è un gioco, perché ne può dipendere la vita di bambini come Sofia. Mi piace pensare che questa consapevolezza salverà in futuro tante giovani vite, che mai sapranno che lo devono a Sofia. Vorremmo che questo dramma, che ci ha toccato con grande dolore, non ricapitasse a nessun padre e nessuna madre”.

Poche parole anche per la madre di Sofia, che ha voluto ricordare la bambina per quello che era. Una sciatrice, una tennista, amante del ballo in tutte le sue forme. In memoria di Sofia sono già stati organizzati degli spettacoli al teatro Regio di Parma, e in futuro potrebbe essere aperta a suo nome una associazione.
“E’ stato un processo molto difficile - aggiunge l’avvocato Stefano Grolla, del foro di Vicenza, che ha difeso la famiglia Bernkopf -. Sono stati cinque anni di sofferenza e di dolore. La famiglia Bernkopf è sempre stata presente in aula, durante tutto il dibattimento al tribunale di Lucca. E’ stato un processo pesantissimo a livello emotivo, da subito la prova sembrava schiacciante. Gli imputati, però, con dei difensori molto quotati in Toscana, hanno tentato di portare delle alternative rispetto alla ricostruzione oggettiva fatta dalla procura. Abbiamo portato prove tecniche e scientifiche, oltre alla testimonianza del ragazzo che ha estratto Sofia dalla vasca. Secondo me giustizia è stata fatta. Anche perché il dottor Massaro ha condannato la famiglia Cafissi, allora proprietari del bagno, a non poter più esercitare funzioni societarie per 5 anni. Questa è la riprova che non ci si deve improvvisare gestori di strutture pubbliche dove ci sono bambini. Servono professionisti. Sofia è annegata perché la vasca non era a norma, è morta in una piscina di un metro d’acqua. Sono contento per la famiglia, i fratelli e i genitori. Non c’è animosità, è stato chiuso il primo capitolo, ma presso il tribunale di Lucca faremo anche la causa civile”.