
La showgirl Antonella Mosetti all’esclusiva festa araba
Forte dei Marmi, 27 agosto 2019 - «Comme si’ bello, a cavallo a stu camello, cu ‘o binocolo a tracolla, cu ‘o turbante e ‘o narghilè...». Tiziano Nardini è arrivato al Bagno Maitò in stile «Caravan Petrol» di Renato Carosone, ma al sindaco Bruno Murzi il cammello dell’annunciata «festa beduina» non è proprio piaciuto. Però il party ha fatto il botto, con tanti ospiti di fascia alta, e e perfino la showgirl Antonella Mosetti non s’è persa l’happening esotico e la foto ricordo alla Camel Trophy.
La spiaggia della «1001 notte al Maitò Beach» era una spiaggia araba ad effetto: 150 euro a persona con aperitivo, cena, e dopocena con spettacoli e dj set, e i privé a 500 euro per un massimo di 15 persone. Tendaggi, atmopsfera Tuareg, musica a tema per un evento che di certo non è passato inosservato: a cominciare dall’arrivo di Tiziano Nardini, amministratore della società del Maitò, che al tramonto ha sfilato in groppa al cammello per imboccare lo stabilimento, tra i curiosi armati di cellulare che hanno scattato foto e video. Il ‘Dubai Style’ a Forte dei Marmi non era ancora arrivato. Proprio quelle immagini sono finite sotto l’occhio attento del sindaco Murzi che fa dell’identità fortemarmina un biglietto da visita per esportare promozione. Con la creazione dell’ormai arcinoto brand che ha, nell’essenza del logo, proprio le due tipiche cabine di inizi Novecento che evocano ricordi di una spiaggia volutamente ancorata allo slogan «Ieri come domani». Ma la considerazione del sindaco è ancora più ampia e sconsolata: illusorio pensare ad un’autoregolamentazione da parte degli operatori «tra chi pensa di fare ristorante senza averne i requisiti o chi fa una festa senza comunicarla o chi vende merce nei propri stabilimenti».
«Viva il cammello – è l’esclamazione del primo cittadino – che ci ha fatto capire cosa si deve fare! Il povero animale è soltanto la cartina di tornasole che ci fa comprendere che qualche cosa non va. È l’elemento cardine che ci indica che l’attendersi una autoregolamentazione degli operatori (devo essere chiaramente generico ma salvo i molti che invece si autoregolano per conto loro) è un pia aspirazione destinata a finire nell’ambito dei desideri irrealizzati. Purtroppo l’autoregolamentazione non esiste, e sia chiaro che non punto il dito sul cammello e basta: lo punto su chi pensasse di poter fare un ristorante senza averne i requisiti, su chi facesse una festa senza comunicarla, su chi pensasse di poter fare una serata danzante con musica fino all’alba, su chi ritenesse di poter vendere o far vendere merce nel proprio stabilimento. L’autoregolamentazione non funziona purtroppo».
Francesca Navari