REDAZIONE VIAREGGIO

Alvaro Marchetti Il ’gigante’ buono

Alvaro Marchetti Il ’gigante’ buono

Un faro. Un ‘gigante’ buono, non fosse per i suoi trascorsi giovanili sui campi di basket. Un medico che ha saputo fare scuola a tanti giovani colleghi. Un raffinato vignettista. Un grande saggio della politica. E si potrebbe continuare ancora a lungo per tratteggiare la figura poliedrica del dottor Alvaro Marchetti, scomparso nel 2012, a lungo primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’Asl, diventato in poco tempo un punto di eccellenza della sanità pubblica della Toscana. Ma al là del professionista innamorato del proprio lavoro, ("quando nasce un bambino scopriamo sempre il mistero della vita" diceva con la vena poetica che era in lui), c’era l’uomo che viveva il quotidiano – non solo a Camaiore, la sua città natale, ma anche nel resto della Versilia – con uno slancio entusiastico e contagioso, interessandosi a trecentosessanta gradi di tutto quello che gli girava attorno. Però il reparto ospedaliero era il suo centro di gravità permanente perché sentiva il peso e la responsabilità che le future mamme gli affidavano quando a pochi giorni o ore dal parto arrivavano in ospedale. "Dottore, ci affidiamo a lei e ai suoi collaboratori". Si sentiva un “papà” sui generis di tanti bambini e bambine. Chi si è formato alla sua scuola, lo ringrazia ancora per "le lezioni quotidiane che ci dava muovendosi nel reparto". Sempre con il sorriso stampato sul volto. Per infondere tranquillità, aspettando pazientemente che l’orologio della natura facesse “cucù”. Sorrideva quando incontrava qualcuno – che non conosceva – che gli diceva “mi scusi dottore, ma se sono qui lo devo a lei: mi ha fatto nascere e mia madre mi ha sempre detto che quel che ha fatto quel giorno per farmi venire alla luce...". L’altro Alvaro Marchetti, quello senza l’amato camice bianco, era stato un consigliere comunale della vecchia Dc camaiorese ai tempi della Prima repubblica, poi da sportivo presidente del Camaiore (anni ‘90: raffica di soddisfazioni) e nel decennio successivo vicino al Viareggio con gli inseparabili amici Carlo Alberto Antongiovanni ed Enzo Giannecchini, scrittore-vignettista con Aldo Marchi (il libro sui personaggi di Camaiore fatto epoca), direttore generale della Fondazione culturale Città di Camaiore all’epoca della giunta Bertola, quindi nei primi anni del nuovo millennio. Dietro le quinte, a fari spenti, anche imprenditore e soprattutto mediatore – come uomo super partes – di alcune dispute politiche camaioresi, in momenti delicati e turbolenti.