
Addio a Baldi. Fondò il museo archeologico
Aveva una sete di conoscenza smisurata, al pari dell’amore per la propria terra, tanto da contribuire alla fondazione del museo archeologico intitolato a Bruno Antonucci a palazzo Moroni, in piazza Duomo. Purtroppo si è spento nei giorni scorsi all’età di 79 anni per un brutto male, lasciando un grande vuoto nel mondo della cultura pietrasantina e versiliese. Basti pensare che a Marco Baldi (nella foto) sono stati dedicati due minerali, la marcobaldite e la arsenomarcobaldite, per aver ricostruito la storia delle miniere delle Alpi Apuane grazie a 40 anni di ricerche d’archivio culminate nel volume pubblicato alcuni anni fa insieme a Deborah Giannessi. Baldi, che amava definirsi "libero pensatore", era vissuto con la madre e i nonni ai Macelli in una famiglia contadina.
Ben presto capì che il lavoro dei campi non gli apparteneva e dopo gli studi entrò ai cantieri di Viareggio e in seguito vinse un concorso nelle ferrovie diventado capotreno. La svolta avvenne quando incontrò Bruno Antonucci, professore di matematica allo “Stagi“ dal quale assorbì una grande passione per la storia del territorio, a partire dal rinvenimento di materiali archeologici. Da questo sodalizio nel ’61 si formò il Gruppo speleologico e archeologico versiliese, a cui si devono gran parte delle scoperte archeologiche della Versilia storica effettuate nel trentennio successivo. Non potendo più seguire l’attività del gruppo, insieme a un altro socio fondatore, Giuliano Mutti, cominciò ad esplorare le miniere. Un’attività instancabile, vedi la produzione di diversi articoli e il fatto di essere stato il primo conferenziere dell’Istituto storico lucchese sezione Versilia. Baldi, che lascia la moglie Franca, la figlia Eva e le due amatissime nipotine, non ha voluto alcun funerale ma solo una benedizione.
d.m.