
Da ragazzo, sul ring, lo chiamavano ’Dinamite’. Angelo Diridoni era una promessa del pugilato, ma a dispetto di quel soprannome, aveva un animo gentile. Delicato come il suo nome. Abbandonata la box, Angelo è diventato poi un peso massimo della ristorazione versiliese, a cui lascia un’immensa eredità di saperi e di sapori. E’ scomparso ieri mattina all’ospedale di Cisanello, dov’era ricoverato per alcuni problemi di salute. Aveva 84 anni.
A 27 anni, insieme alla moglie Giovanna Pardini, Angelo decise di aprire una piccola gastronomia sulla Marina di Torre del Lago. Era il 1964, lui aveva un peschereccio: di notte usciva in mare e il giorno con Giovanna s’inventava sempre qualche ricetta. Quello che finiva nella rete veniva cucinato nella gastronomia, che in pochi anni è diventata naturalmente un ristorante: "Da Angelo". Uno dei più rinomati.
E come tutti i ristoranti di pesce nel 1973, anche Angelo, dovette fare i conti con l’epidemia di colera che scoppiò a Napoli. Il responsabile dell’infezione venne individuato nel consumo di cozze all’interno delle quali si annidava il vibrione, cominciò allora la guerra ai mitili e ai molluschi in Campania, ma la psicosi superò ogni confine. Nessuno voleva più mangiare spaghetti allo scoglio e alle vongole, che all’epoca erano quasi i soli primi della cucina marinara. E i ristoranti di mare, anche in Versilia, erano in crisi. Angelo s’inventò allora le bevette alle triglie, nacquero i primi col pesce di lisca: il ristorante tornò a riempirsi, e gli altri lo seguirono a ruota mentre prendeva piede anche la trabaccolara. Così Diridoni ha lasciato il segno, "fu un innovatore, uno dei più grandi" lo ricorda chi ha avuto la fortuna di conoscere la sua storia.
Nel 2013, quando Giovanna morì, a seguito di un intervento, Angelo decise di chiudere il ristorante: "Senza di lei – disse – non ha più senso". La sua vita infatgti era lei, e con lei le figlie Daniela e Barbara.
Domani, alle 16, nella chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago si terrà l’ultimo saluto.
Martina Del Chicca