I funerali di Massimo Pasquali, la struggente lettera della sorella: “Sarai con noi per tutta la vita”

Il ricordo della sorella Simona: "Sei nato a luglio, e tutto il calore di quella giornata lo portavi dentro"

Massimo Pasquali

Massimo Pasquali

Viareggio, 21 maggio 2023 – Quanti cuori, quante lacrime, quanti ricordi si sono ritrovati e stretti nella chiesa di Sant’Andrea, per l’ultimo saluto a Massimo Pasquali. Portato via a 39 anni da una malattia che non gli ha impedito di correre più forte del destino, per agguantare la felicità.

L’amore per la moglie Katia, i loro due gemelli. La famiglia, e un fiume di amici e di sorrisi. E nelle meravigliose parole della sorella Simona il racconto di questo giovane uomo, esempio di forza e di gentilezza, a cui Viareggio, ieri, ha detto addio.

«Massimo – racconta Simona – è stato, fin dall’inizio della sua vita, un bambino che non piangeva mai. Nato in una caldissima giornata di luglio, sembrava che tutto il calore di quella giornata se lo portasse dentro. Non solo non piangeva mai, ma crescendo sorrideva. Sorrideva di continuo a chiunque, con quelle due uniche pinelle di denti che sfoggiava con democrazia a tutti coloro che si avvicinavano".

"Con l’inizio della scuola a queste sue prime virtù se ne unì una terza: l’empatia. A partire dalle elementari fino ad arrivare alle superiori lo stuolo degli amici aumentava a vista d’occhio e non riuscivi mai ad aggiornarti e a tenere il conto. Lo sport, il calcio prima, e la palestra dopo, non fecero altro che porgere il braccio a questa sua dote naturale".

Poi, d’improvviso, il grande amore. "Ragazzo di poche parole e sporadici complimenti, l’incontro con Katia lo ha reso d’un tratto l’uomo che aspettavamo e che eravamo sicuri sarebbe sbocciato. La solidità e la grande tenerezza di Katia sono stati da subito il vascello sicuro dove rifugiarsi in caso di tempesta, e dove far risplendere quelle doti naturali che già gli appartenevano. Uomo adorato dalle donne di tutte l’età, non ha mai avuto sguardo per altre donne che non fossero la sua. Dimostrando con i fatti la solidità di un amore che non si è mai scalfito, fino alla fine".

Poi, 10 anni fa, la scoperta della malattia. Massimo non aveva ancora trent’anni. "Ti ho qui davanti agli occhi il giorno in cui, completamente pelato, entravi in una fredda sala operatoria del Cto di Firenze. E guardandoci – ricorda Simona – , nonostante il nostro profondo sgomento, alzasti il dito pollice sorridendoci. E dicendo che sarebbe andato tutto bene. Tu confortavi noi".

"Nonostante non fosse andato tutto esattamente bene, non hai mai perso positività e forza, che volesti confermare con un matrimonio e con dei figli. Che hai voluto e cercato. E l’arrivo della notizia di una coppia di gemelli fu, per tutti noi, un po’ scioccante. Ma non per te. Che ti vantavi del fatto che fossero ”un maschio e una femmina” sostenendo che te e Katia “eravate stati perfetti”".

"Questi bambini li hai adorati, mai sgridati come diceva Katia, e continuamente coccolati. Perché sapevi, dentro di te, che di tempo ne avresti avuto poco. Eppure quando parlavi di loro lo facevi sempre al futuro, immaginandoti quello che “sarebbero diventati da grandi”".

«Amavi con tutta il cuore la tua Viareggio, il tuo Carnevale, il tuo negozio – la tabaccheria Salmaso, in via Verdi – il centro città dov’eri nato e vissuto. Idolatravi Bruce Springsteen, amavi il suono della batteria che suonavi con le dita continuamente. Su qualunque superficie piana tu trovassi. Amavi il Milan e Roger Federer, gli aperitivi e le grandi tavolate. Ma amavi anche il calore delle serate in famiglie che esigevi almeno una volta alla settimana. E rimanevi mortalmente offeso in caso di assenza di qualcuno di noi, soprattutto la mia".

«Lascio da ultimo, ma non per ordine d’importanza, l’amore che hai provato per tutti noi, la tua famiglia d’origine. Sei stato – aggiunge Simona – un figlio meraviglioso, affettuoso, tenero e discreto. Sempre pieno di premure, non entravi mai nelle discussioni a gamba tesa ma solo per mettere una parola buona. E io, tua sorella, troppo presa dal ruolo di sorella maggiore, sempre pronta a riprenderti e a dirti quello che ti ho sempre detto: “Sei troppo buono“. So perfettamente quanto mi volevi bene. Giorni fa mi è tornato in mano un bigliettino d’auguri in cui esordivi: “Mia straordinaria e adorata sorella... “

E allora oggi ti dico questo: mio straordinario e adorato fratello, la vita senza di te sarà un cammino durissimo e in salita per tutti noi, Ma – conclude Simona – quello che ci hai lasciato è un tesoro così grande da cui attingeremo senza sosta nei momenti di tristezza, come in quelli di gioia. Come dice Gianna Nannini: sei nell’anima. E lì ti lasciamo per sempre".